Roma ha bisogno di un’idea

Cari amici,

una cosa in particolare, di questa campagna elettorale a Roma (parlo di Roma perchè mi sono candidato qui, con CodaconsxRoma, ma non credo che altrove sia diverso), mi colpisce particolarmente: è una competizione tragicamente povera di idee. Quello che dicono i candidati è giusto, sacrosanto, doveroso; quindi, totalmente innocuo. Non dà fastidio a nessuno perchè non disturba nessuno, perchè non intacca nessuna rendita di posizione, perchè non individua nessuna responsabilità. Possibile? Possibile che Roma sia ridotta come è ridotta, e non ci sia nessuno con cui prendercela?

Quando Veltroni pensò bene di fare la campagna contro Berlusconi senza mai nominarlo, e si affannava a utilizzare tutte le perifrasi possibili, perse miseramente. Adesso, invece, io credo che non nominare mai le questioni di rilievo a Roma, non parlare mai delle responsabilità dei cittadini, faccia perdere la città. Faccia perdere tutti noi, e faccia perdere un’opportunità. Oltre, ovviamente, ad annoiarci a morte: tra la Raggi che ammette candidamente di voler delegare a un fantomatico comitato di garanti (composto da chi? Scelto da chi? Mistero totale) la valutazione di ogni atto, e poi si riRoma Campidogliomangia tutto, e Giachetti che promette miliardi davanti ai costruttori, siamo alla farsa totale.

Sembra il consueto copione da prima serata, banalotto e ripetitivo. Appena si parla di sostanza, ecco che gli argomenti evaporano. Di progetti neanche l’ombra; sulle modalità per ripagare il debito astronomico di Roma, l’unica questione veramente importante, è calato un silenzio imbarazzante: un Comune che deve ancora ripagare gli espropri dei terreni delle Olimpiadi del 1960 dovrebbe andare a finire nelle mani di chi dice che devono “pagarlo i partiti” (cosa evidentemente impossibile, visto che parliamo di quasi 14 miliardi di euro!), o che bisogna “ridiscuterlo”? O di chi ha assistito, dall’interno del meccanismo, alla sua progressiva levitazione? 

Io, devo dire, ho la coscienza a posto: magari non vincerò (anche se non si sa mai), ma di sicuro non ho annoiato i romani con le consuete, autoconsolatorie rèclame elettorali. Ho detto da subito che i romani devono cambiare registro, cominciare a rispettare la Città Eterna, e prepararsi a sacrifici e rinunce: chi lo tace, mente. Il mio primo atto, l’ho detto fin dall’inizio, sarebbe dichiarare Roma fallita. L’articolo 244 del testo Unico sugli Enti Locali prevede in casi estremi la dichiarazione di dissesto per un Comune, come ha già fatto Alessandria. E io lo farei davvero. E’ inusuale, è strano, fa paura che un candidato sindaco parli così? Può darsi, ma solo perchè questi simpatici ragazzotti annunciano ricette che si somigliano tutte, che non cambieranno un bel nulla, e che ritroveremo – pare pare – al prossimo giro.

Scommettiamo?

A presto,

CR

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