Roma di Piombo: che occasione persa!


In TV a volte si tenta di fare cultura, di approfondire momenti storici irripetibili, di raccontare la genesi dei nostri tempi odierni, ma lo si fa in modo raffazzonato. In pratica: una mezza schifezza. L’ultimo esempio è Roma di piombo, un focus andato in onda su La 9 e che nelle intenzioni avrebbe forse voluto far capire al pubblico il fermento politico di Roma ai tempi della strategia della tensione: una città piena di formazioni rivoluzionarie (Lotta Continua, Potere Operaio, Brigate Rosse) e subbugli sociali, un minestrone di lotte, antagonismi, idee e conflitti.

In questi casi, però, gli annunci e le intenzioni sovrastano spesso – di molto – il risultato finale. E così è anche in questo caso, a onta del battage pubblicitario che ha accompagnato la messa in onda del programma. Abbracciare con piena padronanza certe storie, infatti, non è cosa da tutti: richiede un approfondimento straordinario, e una consapevolezza del valore di persone, luoghi, circostanze davvero senza limiti.

Ecco perché Roma di Piombo è un’occasione persa per fare luce su una fase cruciale per il mondo di oggi, ma ancora oscura per il grande pubblico.

Mancano i volti, le voci, le testimonianze di troppi uomini e troppe donne che in quegli anni furono al centro dello scontro: mancano i ricordi veri dell’epoca, quelle degli avvocati (Edoardo di Giovanni, storico difensore di alcuni brigatisti, è morto ma la moglie, o i conoscenti avrebbero potuto raccontare; oppure si sarebbe potuto ascoltare il racconto di Bruno Leuzzi, o del sottoscritto) e degli intellettuali (due parole da chi conosceva bene Marco Liggini, il fondatore di Controinformazione, non si potevano ottenere?).

E molto arriva al pubblico in forma alterata: se le Brigate Rosse appaiono quasi come una setta religiosa – uno faceva entrare un altro, eccetera eccetera – ma quasi ridicola qualcosa non torna, e se le cose stanno così poi non si capiscono le ragioni di un radicamento e di un consenso popolare che superavano di molto quello che i giornali dell’epoca erano disposti ad ammettere.

La morale, alla fine dei conti, è solo una. Non bisogna cimentarsi in queste operazioni culturali complesse, in questi approfondimenti storico-sociali di largo respiro, se prima non si è svolto un lavoro di ricerca accurato e minuzioso. Non bisogna farlo senza conoscere i testimoni di un epoca, di un periodo, senza aver approfondito le storie, le mentalità, i sogni di un periodo.

Qualcuno ha capito, guardando Roma di Piombo, come sono nate le Brigate Rosse a Roma? Io non credo: che peccato, amici.

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