Ma quale “schifezza”: Travaglio, la riforma della giustizia è sacrosanta!


Neanche il tempo di dirmi – per una volta! – d’accordo con Marco Travaglio, che di solito si colloca al punto opposto rispetto al sottoscritto su praticamente qualsiasi argomento, che il Nostro mi ha smentito.

L’argomento è la possibilità di separare le carriere di pubblico ministero e giudice: un tema su cui la vediamo in modo speculare, come fossimo lo zenit e il nadir, e di cui ho già parlato estesamente.

Nelle scorse ore infatti il Consiglio dei ministri ha approvato il Disegno di legge costituzionale del Guardasigilli Carlo Nordio e del viceministro Francesco Paolo Sisto: il quale – udite udite – separa le carriere dei magistrati che giudicano da quelle dei magistrati che accusano, prevede concorsi separati e due Csm distinti, ed infine demanda a un’Alta Corte composta non solo da magistrati il giudizio sulle questioni disciplinari che attengono le toghe.

Apriti cielo: la reazione a una soluzione che innoverebbe il sistema, per una serie di ragioni, è stata come sempre isterica da parte dei magistrati. E anche di Travaglio che l’ha bollata – nientemeno – come una “schifezza“.

“Oggi è una giornata storica. Dispiace che non ci siano qui con noi Licio Gelli, Bettino Craxi e Silvio Berlusconi a festeggiare, perché ha ragione Tajani: si avvera un sogno di Berlusconi e di tutti i piduisti come lui”.

Per carità, le opinioni personali vanno sempre rispettate. Ma la disonestà intellettuale no: per portare acqua al mulino delle sue opinioni, infatti, Travaglio scomoda Falcone e Borsellino, che “furono giudici e PM” ma dimentica tutto il resto. Non dice, infatti, che Falcone sul tema aveva idee quantomeno lontane dalle sue.

Le cose vanno dette per intero, e qui ne manca un pezzo. E poi, ancora: è sbagliato far credere che la separazione della carriere sia un’assurdità totale, una mostruosità giuridica. Se così fosse, non si capisce come mai sia in vigore in Spagna, Germania, Svezia, Portogallo, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Canada, Nuova Zelanda, India, Giappone (e potrei continuare).

Vedremo come andrà a finire, ma al Travaglio giustizialista voglio dire una cosa: quello dell’approvazione di una riforma del genere (di cui si parla da mezzo secolo) sarebbe un bel giorno per lo Stato di diritto.

Individuare “il punto di equilibrio tra autorità e libertà attraverso la lente dei diritti individuali sanciti in Costituzione“, come ha osservato qualcuno, è indispensabile per una giustizia davvero giusta. Ma è questo l’obiettivo del Nostro, o è piuttosto difendere lo status quo a prescindere dalla sua efficacia?

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