La RAI lottizzata dai partiti è una garanzia di pluralismo


Se c’è una cosa che, in questi giorni, mi ha davvero stancato è il coro scandalizzato di chi si accorge solo ora che quando cambia il Governo cambiano i vertici della RAI. Di questa storia mi infastidisce, infatti, l’ipocrisia di chi si finge sotto shock per una delle cose più normali del mondo, che a sua volta ripeterà (magari) alle prossime elezioni.

Queste anime belle non ricordano mai, infatti, che la legge vigente prevede proprio questo meccanismo: ossia che la RAI – finanziata da soldi pubblici, e quindi dagli utenti – debba avere una rappresentanza, nei ruoli di rilievo e nella linea editoriale generale, proporzionale alla “forza” parlamentare dei vari partiti: se per ipotesi Tizio prende il 70% dei voti, la Commissione Parlamentare di Vigilanza avrà la stessa rappresentanza, lasciando comunque a Caio – in minoranza – la sua “porzione” e riconoscendogli il diritto, comunque, a sostenere le proprie ragioni. Tutto normale: sarebbe assurdo se i palinsesti o i vertici fossero decisi da chi le elezioni le perde, no?

Di conseguenza, gridare allo scandalo per la “lottizzazione” – come fa Travaglio e come fanno altri – è come prendersela con i mulini a vento: è ovvio che chi vince le elezioni decida quello che vuole, e che imposti le trasmissioni sulla base della sua visione del mondo e dei suoi principi (condivisi evidentemente dagli elettori, che altrimenti non li avrebbero votati). Questo è il servizio pubblico (e per fortuna): insorgere di fronte a una dinamica prevista dalla legge, a un rituale che va in scena ogni volta a parti invertite, è espressione di profonda disonestà intellettuale.

Ripeto quello che ho già detto anni fa: mi dispiace contraddire i tanti “democratici” (si fa per dire) che si battono contro la lottizzazione partitica della Rai, ma a me la TV di Stato piace proprio lottizzata. Il pluralismo, infatti, è garantito solo dando spazio a tutte le ideologie e visioni del mondo: e solo così, con una rotazione permanente – senza mai permettere a nessuno l’appropriazione definitiva della stessa RAI, ma garantendo un periodo di “egemonia” comunque destinato a terminare – si tutela quel poco di democrazia che ancora rimane nel nostro Paese.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *