Quando lo chiudono Otto e Mezzo?

Otto e Mezzo

Giovedì sera l’ineffabile Lilli Gruber ne ha combinata un’altra delle sue nella trasmissione che ormai le sta attaccata addosso – e che nessuno ha il coraggio di toglierle – Otto e mezzo. Praticamente, anche ricorrendo a un titolo assurdo (nel quale si definiva Trump nientepopodimeno che “un pazzo”), ha sostenuto che, essendo il presidente USA un narcisista, lo stesso sia pericoloso e dannoso in tutti i sensi e in tutti i modi – oltre che incapace di fare quello che dovrebbe fare un capo di Stato.

Orbene, la superficialità con cui si è bocciata la presidenza di Donald Trump è davvero impressionante. A parte l’attitudine a sparare diagnosi come se non ci fosse un domani, come se un narcisista non fosse, anche più di un soggetto “normale”, in grado di gestire sé stesso, le situazioni – spesso complicate – in cui si trova, e persino le persone con cui entra in contatto.

Ossia, voglio dire: molte cose sono vere (io stesso potrei attestarle, essendo stato diagnosticato come “narcisista”), ma il fatto che alcune – o anche molte – di queste cose siano vere, non significa che siano vere tutte. Non è vero, per dire, che un narcisista non possa saper gestire sé stesso e i rapporti con gli altri. Ma soprattutto, non è vero che il narcisismo comporti solo “difetti”: i narcisisti sono spesso capaci di ottenere risultati incredibili, che rappresentano in qualche modo l’altra faccia della medaglia. E infatti anche Trump non può essere sottovalutato nel modo in cui ha fatto la Gruber: un errore marchiano, che è quello che ha portato lo stesso Trump al potere. Una lezione che, evidentemente, non è stata ancora imparata da certi giornalisti e certi media.

La Gruber, grande fan della democrazia ma solo quando conviene a lei, stranamente dimentica inoltre che Trump è stato comunque votato ed eletto da oltre 70 milioni di americani, non è uno stupido, e ciò che fa – anche se lo fa in modo spettacolare, tirando un sasso e poi ritirando la mano, cambiando idea e rivedendo ogni volta i suoi programmi, e anche se non piace alla Gruber e ai tanti colleghi che la pensano come lei – lo fa a ragion veduta. Lo fa per far capire ai suoi elettori che lui è esattamente ciò che ha promesso di essere, e che loro hanno voluto eleggere come Presidente: che lui è proprio così com’è.

Ecco, allora, un invito alla Gruber: faccia attenzione quando incasella personaggi del livello di Trump in una “situazione” o nell’altra, e gli attribuisce tutti i tratti negativi che solitamente si associano a una determinata condizione psicologica. Perché così facendo, dice cazzate. E siamo stanchi delle cazzate della Gruber, francamente.

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