Pubblica amministrazione: promossi e bocciati!

Cari amici,

oggi sulla “Rivista economica del Mezzogiorno” della Svimez – l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – è stato pubblicato un interessante studio sulla qualità della Pubblica amministrazione in Italia. Il Measuring Institutional Quality in Italy, ha analizzato le performance di Regioni e Province sulla base di un indice, l’Institutional Quality Index, creato ad hoc per lo studio sulla base delle indicazioni della Banca Mondiale.

L’Iqi esegue la valutazione rifacendosi a cinque parametri: la partecipazione (come l’associazionismo, gli acquisti in libreria e la partecipazione al voto), l’efficacia dell’azione di governo (deficit sanitario, raccolta differenziata e disposizione di strutture sociali ed economiche), la qualità della regolamentazione (la moralità e la qualità della vita nelle aziende, per esempio), la certezza del diritto ed infine la corruzione. Ne deriva un indice sintetico con valori compresi tra 0 (minimo) e 1 (massimo) che conferma l’eterno e, a quanto pare, insuperabile divario tra Centro-Nord e Sud.

In vetta alla classifica, troviamo infatti la Toscana con il valore massimo di 0,9.

Dallo studio emerge, infatti, che sono tutte toscane le province della top ten.

In particolare, la provincia di Firenze vince la palma d’oro della pubblica amministrazione di maggior qualità in Italia. Seguono Pisa, Siena, Livorno,Lucca, Prato e Arezzo.

Passando alle altre regioni, come già nel 2004, nelle prime trenta posizioni si collocano province emiliane, piemontesi, lombarde e venete.

Per quanto riguarda le città del Mezzogiorno, invece, tralasciando le ottime performance di Teramo e Chieti, si concentrano tutte negli ultimi trenta posti.

Salerno è passata dall’81esimo al 70esimo posto, Benevento dall’84esimo al 73esimo. Anche Sassari ha guadagnato dieci posizioni, dall’85esimo al 75esimo posto. Al 76esimo resta invariata la posizione di Matera – prossima capitale della cultura – come Brindisi al 79esimo. Persino le grandi città del Sud Italia non riescono a toccare valori prossimi all’1. Bari in particolare scivola dalla 68esima all’81esima posizione. Più contenuti i cali di Napoli (dall’89esimo al 91esimo posto) e Palermo (dal 95esimo al 97esimo posto).

Infine, in fondo alla classifica, con valori pressoché pari allo 0, troviamo le principali città della Calabria: Vibo Valentia, Reggio Calabria, Catanzaro e Crotone.

Insomma, passano gli anni – in questo caso ben 10 – ma la condizione del Mezzogiorno non cambia, anzi, peggiora.

Ma, il fatto è che la scarsa qualità dell’operato e del funzionamento della Pubblica amministrazione è solo uno dei tanti, irrisolti problemi che affliggono da sempre il Sud: la povertà, il dissesto idrogeologico, il precariato e la disoccupazione, l’analfabetismo, il disagio sociale. La Svimez lancia periodicamente allarmi che restano, aimè, inascoltati da chi invece dovrebbe aprire bene le orecchie e cercare di risollevare parte del Paese. L’Associazione scrive, infatti, che “per ridurre il divario Nord/Sud in questo ambito servono interventi di riforma della PA più forti per il Sud, per colmare i divari nei diritti di cittadinanza”. Sottoscrivo in pieno perché continuo a pensare che l’Italia non potrà mai ripartire senza investire concretamente nel Mezzogiorno.

A presto,

Carlo

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