Primo maggio, festa di chi?

primo maggio

Mentre milioni di italiani fanno i conti con stipendi da fame, contratti precari e diritti svaniti, c’è ancora qualcuno che si illude di celebrare il lavoro soltanto a parole, una volta l’anno. I politici, responsabili dello sfacelo in cui ci troviamo, fanno a gara per garantirsi un microfono da cui sperticarsi in lodi – ma solo per ventiquattr’ore – nei confronti del lavoro, fondamento della nostra civiltà: a dimostrazione di come la faccia di bronzo, molto spesso, non abbia confini.

Quasi tutti coloro che siedono nella stanza dei bottoni, i famigerati “decisori”, non hanno infatti idea di come sia davvero la realtà: quella di chi fatica ogni giorno senza tutele, senza voce, senza rispetto. Questa realtà taciuta, nascosta, vietata da mattina a sera, ormai invisibile, non la vogliono vedere e non gli piace: anche perché l’hanno creata loro.

Il primo maggio è una celebrazione certo gloriosa, ma ormai ridotta a una sequenza passerelle e discorsi vuoti. Per questo non mi unisco al coro e la faccio breve..

Finché il lavoro non sarà dignitoso per tutti, finché la giustizia sociale non sarà (un minimo) garantita, il primo maggio resterà solo un’aspirazione ideale. O un’occasione mancata?

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