Non è la polizia a essere razzista, ma l’Italia


Grande scandalo in Italia per l’accusa, piovuta dall’Europa, nei confronti delle forze dell’ordine italiane: e cioè che tra le loro fila serpeggi un certo razzismo, visto che mettono in atto una “profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana“.

Apriti cielo: subito sono piovute dichiarazioni di immediata fedeltà alle forze armate, slogan indignati (in primis della Meloni), polemiche con rom e clandestini (da Salvini), senza citare lo “stupore” del Colle.

Una reazione furibonda e massiccia, da parte dei soliti fan sfegatati delle forze dell’ordine (ma quanti ce ne sono?), stavolta con il potente rinforzo della Presidenza della Repubblica (addirittura). Come se, alla fine, non fosse vero quanto denunciato dalla Commissione del Consiglio d’Europa contro il razzismo e l’intolleranza!

Cioè, mi spiego: è chiaro che parlare di “razzismo” in senso stretto sia esagerato. Ma è altrettanto evidente come tra le forze dell’ordine (e pure tra di noi, cittadini benpensanti) si annidi realmente questo difetto: avere paura, in qualche modo, delle persone molto diverse da noi.

Un retaggio antico, che magari dipende dall’assenza di un’esperienza coloniale duratura per il nostro Paese, da un’antica radice provinciale e campanilista: persone con la pelle di un altro colore, con abiti diversi dai nostri e lingue diverse, ancora – in qualche modo – ci sconvolgono. E risaltano, evidentemente, pure agli occhi dei poliziotti.

Anche la politica, ovviamente, ha le sue (grandi) colpe: cavalcare lo stereotipo che la presenza degli immigrati sia la base di tutti i problemi degli italiani o mettere in connessione l’immigrazione con il tema della sicurezza hanno prodotto risultati deleteri nell’opinione pubblica, e rinfocolato pregiudizi e paure.

E così, un filo di razzismo è diffuso ormai tra larghe fasce della popolazione. Questo è sicuramente sbagliato, d’accordo, ma è una realtà: è inutile piangere lacrime di coccodrillo, usare i paraocchi o far finta di indignarsi di fronte alla pubblica denuncia. In Italia, anche se latentemente, un po’ di intolleranza c’è davvero. Se qualcuno dice la verità su di noi, anche se la cosa ci disturba, nella vita bisogna trovare almeno l’onestà di tacere..

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