Ho già parlato a lungo del declino, progressivo ma inesorabile, del cinema italiano. E di film, festeggiatissimi dalla critica, ma assolutamente deludenti una volta preso posto in sala. Ma quanto è accaduto in queste settimane con l’ultima “fatica” di Paolo Sorrentino – il celebratissimo, specie da parte di chi non l’ha visto, Parthenope – merita un discorso a parte, perché riassume i principali malanni del nostro cinema.
Nella pellicola infatti – non spoilero nulla, visto che ne parlano giornali e TV da mattina a sera – il Sorrentino-pensiero, e più in generale la visione del mondo espressa da questo nostro cinema attuale, emergono nei loro tratti essenziali. Richiamiamone alcuni: manierismo, anti-realismo, personaggi improbabili, tendenza all’esasperazione, culto dell’immagine (i cardinali in mutande..), sfrenata ricerca di choc e blasfemie assortite, mostruosità assortite, ripetitività. Come ha scritto qualcuno:
La sua opera più debole fino ad oggi, di certo quella in cui è parso più in difficoltà nel dirci ciò che voleva, e alla fine di Napoli ci pare quasi di aver capito ancora meno di quanto pensavamo di saperne prima di conoscere Parthenope.
Un vero e proprio bluff da parte del bluff Sorrentino. Inutile, però, mettere più di tanto il dito nella piaga: non a caso il film, tifato dai media nostrani come neanche la nazionale di calcio, alla 77ma edizione del Festival di Cannes ha incassato tanti applausi (quelli sono gratis: non si negano a nessuno) ma nessun premio, cedendo il passo – una volta di più – di fronte ad altre, migliori produzioni estere.
Il problema, infatti, non è Sorrentino. O almeno, non si può limitare al cineasta napoletano. La questione è più generale, e riguarda l’intero settore nel nostro Paese. Ne avevo parlato anni fa, ai tempi de La Grande Bellezza. Scrivevo infatti:
Non ci resta che sperare che agli Oscar i giurati vengano abbagliati dagli splendidi luoghi mostrati nella pellicola e dalla fotografia del film, perché sul resto non farei molto affidamento. Purtroppo è da constatare il basso livello raggiunto dalla nostra filmografia: il mondo del cinema italiano è sempre più proteso ad incassare i pingui contributi statali, preferiti al plauso del pubblico e della critica, e ciò ha ripercussioni dirette sulla qualità delle pellicole. Non ci lamentiamo poi se sono sempre meno i cittadini che vanno al cinema, e se quelli che ci vanno scelgono solo film stranieri…
Il pubblico, unico giudice titolato nel mondo del cinema, è stanco di film solo estetici, appesantiti, pretenziosi e – in fin dei conti – indecifrabili. Ma il problema, finché le produzioni ungeranno la stampa gonfiando bluff di prima grandezza e presentandoli come capolavori assoluti, di sicuro non si risolverà. Conviene rassegnarsi: in sala troveremo a lungo gente ingannata, convinta di vedere tutt’altro e disgustata della realtà attuale del cinema italiano. A meno che, certo, qualcuno non voglia intervenire per salvarlo..