Negli ultimi giorni avrete forse sentito parlare di me sui principali quotidiani nazionali. Ma non per una class action (eppure ci sarebbe parecchio da dire: per esempio dei danni da vaccino contro il Covid-19, con un’altra pronuncia favorevole ottenuta in favore di una cittadina milanese). Non per la denuncia di un caso di degrado (eppure abbiamo segnalato con vigore lo sfacelo della stazione Termini) e neanche per un tema sociale (dell’Ilva di Taranto, per dire, non si interessa nessuno: neanche le storie delle vittime attraggono i giornaloni nostrani). No: si è parlato di me.. Per un’infrazione stradale, ovvero l’auto parcheggiata sulle strisce.
Sia chiaro: non intendo criticare i giornalisti o i giornali per averne parlato. Non godo certo di un’immunità civica, perciò riportare la notizia – essendo un personaggio pubblico – ci può senza dubbio stare. Giusto anche evidenziare le contraddizioni delle persone, soprattutto quelle che come me si impegnano giornalmente sul piano sociale. Quanto accaduto serve infatti a dimostrare quanto sia difficile tenere una condotta irreprensibile: io sono umano, sono perfettibile ed è giusto evidenziare che sbaglio proprio come tutti gli altri. Parlarne è infine utile due volte, trattandosi di una lezione per i tanti che parcheggiano sulle strisce non per bisogno ma per abitudine quotidiana.
Detto questo, però, colpisce che testate importantissime tra cui il Corriere della Sera, Repubblica e così via – incapaci ormai di trattare fatti interessanti per i lettori, come si capisce dai dati sulle vendite dei quotidiani – si siano lanciati su questa notizia come fosse lo scoop del secolo. Mezza pagina, o anche più, per parlare di una faccenda punibile al massimo con una multa: è evidente, il criterio della notiziabilità – il criterio secondo cui un fatto è o meno meritevole di attenzione da parte dei mezzi di informazione – è del tutto andato.
“Il fustigatore del Codacons”, evidentemente, sollecita certi istinti giornalistici ancestrali – altrimenti piuttosto sopiti quando si parla di cose importanti. Da questo cortocircuito deriva quanto accaduto nei giorni scorsi: e così, più i giornali hanno dato diffusione alla cosa – che in tempi normali sarebbe finita al massimo su un foglio di quartiere, e in taglio basso – più hanno garantito pubblicità al mio pentimento per questo modesto abuso stradale. Un tema che, onestamente, non credo rientri tra le priorità dei lettori italiani.
Stando così le cose, e di fronte a queste evidenze, non ho potuto fare a meno di pormi una domanda. Vuoi vedere che ho trovato il modo di far parlare la stampa delle cose davvero importanti? Vuoi vedere che, per godere di una copertura giornalistica adeguata, commettere un errore e dargli pubblica visibilità è meglio che perseguire quotidianamente l’interesse dei cittadini? Vuoi vedere che per far parlare di te, in Italia, devi fare qualcosa di sbagliato?
Forse, a questo punto, conviene trasformare l’accaduto in un esperimento vero e proprio. L’occasione perfetta è a portata di mano: proprio in questi giorni infatti il Codacons sta portando avanti un’iniziativa culturale davvero importante: la ricostruzione della storia d’Italia attraverso la settimana Incom, i cinegiornali che nel corso del ‘900 hanno raccontato la cultura, la mentalità, i fatti più significativi del Paese. Più volte abbiamo inviato ai quotidiani – compresi quelli citati – informazioni sulla manifestazione; ma al riguardo, come spesso accade in casi simili, non è uscita nemmeno una riga.
Ecco l’esperimento, quindi. Avviso pubblicamente i giornalisti interessati: mercoledì prossimo, in occasione dell’ultimo appuntamento della rassegna, parcheggerò sulle strisce pedonali davanti al luogo in cui si svolge l’iniziativa. Garantirò ai giornalisti che vorranno fotografare la mia (gravissima) infrazione la possibilità di assistere alla proiezione e li inviterò pure a cena (a mie spese!) nel ristorante che ospita la kermesse.
La stessa cosa farò recandomi alle prossime udienze – magari a Taranto, o in qualsiasi altro tribunale in cui si parli di diritti dei cittadini violati e calpestati – così da aggirare l’embargo che i nostri aspiranti Pulitzer pongono, inconsapevolmente, intorno a questi argomenti.
Visto che questi signori non si degnano di frequentare, senza un qualche richiamo aggiuntivo, i luoghi in cui le cose accadono davvero forse è il caso di attirarli in loco con un’esca: e quale esca migliore per loro del “fustigatore del Codacons”, beccato a parcheggiare dove non si può?