Paghiamo acqua e nettezza urbana molto di più rispetto a 10 anni fa!


Molto spesso capita di sentire che una volta, in Italia, costi e prezzi fossero più bassi di ora.

Per capire se è davvero così, abbiamo sviluppato uno studio sull’andamento delle tariffe e dei prezzi nei dieci principali comparti di spesa degli italiani: il confronto riguarda le differenze tra dieci anni fa e oggi, per capire cosa – e come – è cresciuto nel tempo.

Certo, in assoluto paghiamo (sempre) di più, e la percezione è corretta. Ma le sorprese non mancano: a guidare la classifica dei rincari è l’acqua, che in una decade costa in media circa il 60% in più. Altro che referendum: per quanto riguarda la bolletta idrica – aggravata dai tanti problemi di rete e di dispersone che caratterizzano gli impianti italiani – i cittadini hanno subito un vero salasso. Un “prelievo” senza precedenti. Paurose poi le differenze territoriali: se in Toscana una famiglia arriva a pagare oltre 700 euro l’anno per la fornitura idrica, in Molise la spesa non supera i 150 euro. Il che significa che, 150 anni dopo, siamo ancora al punto di partenza: anche sul piano dell’acqua potabile, infatti, l’Italia s’ha ancora da fare.

Al secondo posto i rifiuti (+27,5% in 10 anni): e questo è un rincaro che colpisce particolarmente i cittadini, generalmente consapevoli del sostanziale peggioramento del servizio in molti Comuni. Fa impressione pensare che, mentre si abbandonano sacchetti di immondizia per settimane – ormai anche nelle grandi città – le tariffe della nettezza urbana crescono. Com’è possibile? Non si sa, eppure accade: quello dei rifiuti è un problema cronico, un pozzo senza fondo, incomprensibile nelle sue eterne inefficienze, capace di inghiottire crescenti risorse da una collettività rassegnata a pessimi standard di servizio.

Sul podio sale anche l’elettricità (+15,2%): ma stavolta nessuna sorpresa, l’energia rappresenta un grande classico nella lista delle tariffe in ascesa; anche stavolta non fa eccezione. La tanto decantata liberalizzazione del mercato non ha evidentemente portato i meravigliosi effetti benefici che tanti profeti di ventura avevano preconizzato: e chissà a chi è convenuto, questo “abbaglio collettivo” durato tanti anni. Di sicuro, non a chi il sistema energetico lo finanzia con i propri soldi. Senza dire del fatto che gli utenti patiscono di più. Ovvero le voci che compongono la bolletta, visto che – uso le parole d’altri – rimane “enorme e quasi incredibile il peso che le tasse e i cosiddetti oneri di sistema hanno sulle nostre bollette: oltre il 45% per quelle del gas e il 35% per quelle dell’elettricità. Significa che quasi metà di ciò che paghiamo non ha nulla a che fare con il costo vero e proprio dell’energia, ma finisce in imposte e spese accessori. Un onere assurdo su cui sarebbe ora di intervenire”.

Già, proprio così: sarebbe proprio ora d’intervenire, perché se c’è una cosa certa, è che questa pandemia non si arresterà prima del 2021. Già i rincari dell’energia di ottobre sono stati accolti come una mazzata dai cittadini, stremati da mesi di cassa integrazione o inattività completa. Ora non c’è tempo da perdere. I consumatori italiani hanno bisogno di aiuto, e di misure concrete anche sul fronte delle tariffe: dopo dieci anni di rincari, pensare ancora di poterle ritoccare verso l’alto – adesso che ci troviamo in questa difficilissima situazione, e che ci rimarremo a lungo – sarebbe davvero una follia totale.

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