Oro nero

Cari amici,

in questi giorni – lo avrete sicuramente sentito – il prezzo del petrolio è sceso vertiginosamente, trascinando a fondo anche le principali borse europee. E sapete perché? Venerdì scorso i vertici dell’Opec – Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio – hanno deciso di non tagliare la produzione di greggio, come invece hanno fatto più volte in passato. Così il barile è scivolato sui mercati, scendendo ai minimi da sei anni a questa parte: il Brent del Mare del Nord a 40 dollari al barile e il Wti americano sotto i 38.

Insomma, attualmente si produce più carburante di quanto ne chieda il mercato, nonostante la crisi e la diffusione degli idrocarburi non convenzionali. Ed ecco spiegato il calo dei prezzi.

Un crollo così non si vedeva davvero dal 2009, ma per noi consumatori italiani non è cambiato nulla. Il costo della benzina è, infatti, sempre lo stesso. Anzi, l’Italia è addirittura ai vertici della classifica dell’Unione europea per i prezzi di benzina e gasolio. Con una media di 1,340 euro per un litro di gasolio, l’Italia si piazza al secondo posto della classifica Ue dove il diesel costa di più. Peggio di noi c’è solo il Regno Unito con 1,543 euro al litro.

Un litro di benzina, invece, costa il 20% in più rispetto alla media Ue: con 1,475 euro al litro, infatti, la Penisola si trova in quarta posizione dietro a Paesi Bassi (1,545 euro/litro), Regno Unito (1,502 euro/litro) e Danimarca (1,499 euro litro), dove tuttavia il reddito medio è assai più alto.

Vi starete chiedendo perché. Beh, la risposta purtroppo è semplice: troppe tasse! Chi l’avrebbe detto? In Italia le cause di un prezzo così alto sono le accise e soprattutto l’IVA. Le prime gravano sul prezzo finale per 0,728 euro, più dell’intero prezzo industriale, mentre l’IVA al 22% per 0,293 euro.

Per chi non lo sapesse, ogni volta che fate il pieno alla vostra auto lo scontrino è lievitato da tasse “misteriose” che ci trasciniamo da oltre 70 anni e che lo Stato continua a farci pagare, come il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935, la ricostruzione del post disastro del Vajont del 1963 o del terremoto dell’Irpinia del 1980.

A far lievitare i prezzi ci sono, però, anche i costi della distribuzione: da noi incidono per 0,142 euro su ogni litro di benzina e per 0,143 euro su ogni litro di diesel, molto più che in Germania (0,129 euro per la benzina e 0,127 per il diesel) e in Francia (0,109 euro per la benzina e 0,088 euro per il diesel).

Persino l’Austria, che dal punto di vista geografico non è certo favorita nell’approvvigionamento di idrocarburi, può vantare valori più bassi di quelli italiani: rispettivamente 0,117 euro per la benzina e 0,131 euro per il diesel.

Insomma, il prezzo del petrolio cala ma fare benzina è sempre e comunque un salasso.

Giusto per fare un esempio, in coincidenza del ponte dell’Immacolata si è registrata una vera e propria stangata da 30 milioni di euro solo per i rifornimenti di carburante.

Va bene che, di questi tempi, l’auto può essere considerata un “bene di lusso” ma perché dobbiamo essere costretti a spese folli per poterci concedere qualche giorno di vacanza?

A presto,

Carlo

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