Finalmente il bombardamento di notizie su Tamberi è finito


Avvertenza: questo è un articolo ferocemente polemico, che non intende risparmiare idoli dei media e personaggi di culto. Si consiglia caldamente alle anime belle, ai benpensanti, agli allergici alla critica di evitare la lettura!

Le vuote cronache estive degli ultimi giorni sono state riempite da un incredibile personaggio, che sembra uscito da fumetto più che dalla realtà: Gianmarco Tamberi. Uno sportivo di livello assoluto, non si discute, ma anche (negli ultimi tempi soprattutto?) una figura di quelle che piacciono ai grandi media nazionali. Autocelebrativo, un po’ retorico, molto esibizionista, “Gimbo” ha infatti tutte le carte in regola per far innamorare il mondo dell’informazione italiana, perpetuamente in cerca di eroi da sollevare in trionfo quando le notizie di altro genere scarseggiano. Il che si traduce così: Tamberi è uno di quelli che ha trovato il modo di campeggiare per giorni sulle prime pagine dei giornali anche per questioni che, con la sua ragion d’essere (lo sport), non c’entrano un’acca.

Prima il “teatrino” della fede nella Senna (non sono l’unico a definirlo così..), poi gli aggiornamenti al dettaglio su coliche, vomiti e malori, infine la riproposizione quasi ossessiva di lacrime, sfoghi, la delusioni: agli italiani per giorni le vicende coniugali, sanitarie e addirittura emotive di Tamberi (& co.) sono state proposte come fossero fatti di primaria importanza, come se fossero questioni di rilevanza generale, come fossero temi di cui doversi interessare.

Migliaia di minuti di approfondimenti, focus, interviste e riflessioni sono evaporati la sera della finale, in un batter d’occhio, insieme a un’esibizione del tutto deludente. Niente medaglia, niente festeggiamenti, solo recriminazioni (“non metterò più lo sport davanti a tutto“) e nostalgie del tempo che è stato, il Tamberi-momento si è esaurito all’improvviso. Con buona pace dell’altro italiano presente in finale, Stefano Sottile, autore di una prova straordinaria ma quasi del tutto oscurato dai guai renali, dalle vicende matrimoniali, dai moti nervosi del Nostro.

Che strano spettacolo, ci hanno riservato i Giochi Olimpici di Francia. Tra dirette social e bollettini medici su Instagram sarebbe stato doveroso anteporre la tutela della salute allo spirito della competizione, e da questo punto di vista ha proprio ragione Juri Chechi: “La valutazione se gareggiare o meno sarebbe dovuta essere un po’ più approfondita, più attenta”. Il fatto che, nonostante le condizioni fisiche tanto precarie, gli organizzatori abbiano permesso la partecipazione di Tamberi ha creato una situazione paradossale, al limite della denuncia per omissione di soccorso e induzione all’autolesionismo. Ma ormai, il grande circo delle Olimpiadi ha chiuso i battenti: dopodomani non se ne ricorderà più nessuno, e i media nostrani avranno trovato un altro personaggio da celebrare. “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi“, diceva Bertolt Brecht: di sicuro non parlava dell’Italia di oggi.

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