L’avevamo denunciata, paventata, temuta e infine attesa: puntualmente è arrivata, l’ondata di rincari per i carburanti in occasione del Ponte di Ognissanti. Una raffica di incrementi dei listini in occasione della ricorrenza dell’1 novembre, quella del “ritorno al turismo”, con dati sugli italiani in viaggio vicini, e a volte alla pari, con quelli pre-Covid19. 10 milioni di italiani si sono ritrovati la solita, amarissima scoperta alla pompa di benzina. Insomma: un weekend che per gli italiani avrebbe dovuto aprire le porte al relax, come spesso capita, si è tramutato in un incubo senza fine (ambientato nel portafogli degli automobilisti della Penisola).
Altro che “ripartenza”: qui gli unici a “ripartire” sono loro, petrolieri e affini, produttori e distributori di carburanti, con la manforte dello Stato che a furia di accise antidiluviane dissangua senza sosta le casse, già stremate, dei cittadini. Ecco in quale scenario, senza pietà per lo stato comatoso dei consumi nazionali, si sono abbattuti da nord a sud Italia gli ulteriori rincari dei listini alla pompa, tanto che la benzina – in modalità servito – ha superato pure la soglia psicologia dei 2 euro al litro: aumenti che nelle prossime settimane avranno effetti pesanti non solo sui costi di rifornimento ma anche sull’inflazione e sui prezzi di una moltitudine di prodotti, con danni ingenti per le tasche delle famiglie.
Il salasso, mai come questa volta, è stato completo: non solo benzina, anche i fiori per la tradizionale visita ai defunti del 2 novembre sono rincarati. E i ritocchi dei listini non hanno risparmiato il soggiorno in una struttura ricettiva (+7,3% rispetto a inizio anno) o la cena fuori (+2,7%).
Doveva, questo Ponte, aiutarci a mettere alle spalle un periodo buio, lungo e difficile: o almeno così annunciavano, a reti unificate, Tv, giornali e giornaletti di mezza Italia. La realtà, purtroppo e ancora una volta, si è rivelata molto diversa. Un assurdo che non si spiega, e che apparentemente non ha giustificazioni: chi si prende la briga di dire agli italiani che la spesa pro capite per il ponte di Ognissanti, a parità di durata delle vacanze, è aumentata (da 333 a 388 euro) nel pieno di una crisi pandemica globale, mentre tutti ci chiedevano sacrifici e pazienza?
Chi trova le parole per spiegarci come mai, nonostante come collettività ci siamo impoveriti, sia possibile pagare una breve vacanza il 16,5% in più di due anni fa?
A occhio e croce, una volta di più, sono certo che non lo farà nessuno.