No alla Raggi, no a Calenda!


A Roma si profila una campagna elettorale importantissima, visto lo stato ormai comatoso della città. Il problema, però, è trovare le persone giuste per far fronte alla condizione di abbandono che ormai da troppo tempo caratterizza la Città Eterna. E invece, a sentire i nomi che circolano sui candidati sicuri, o possibili, al ruolo di Primo Cittadino, viene da mettersi le mani nei capelli.

Per carità, come al solito parlo da osservatore indipendente e neutrale, non tifo per nessuno e non sostengo certo questo o quel partito: ma a pensare che la Capitale finisca nelle mani di Carlo Calenda, o torni in quelle di Virginia Raggi, prende davvero un poco di sconforto.

Partiamo dal primo. Con Carlo Calenda, che ha navigato da un incarico all’altro fin dalla tenera età, Roma passerebbe dalla padella alla brace. Lo abbiamo detto nei giorni scorsi: “prima come manager, poi come Ministro dello sviluppo, il leader di Azione non solo si è dimostrato totalmente incapace, ma ha prodotto danni economici enormi ai cittadini, al punto da essere considerato da molti come il peggior ministro della Repubblica italiana. Basti ricordare, solo per fare qualche esempio, la sua disastrosa gestione dell’Interporto di Nola e le enormi perdite subite dalla società, i suoi clamorosi fallimenti come Ministro sui dossier Almaviva, Fincantieri, Alitalia, Ilva, IIA, Mercatone Uno, Blutec, K-Flex, i 162 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo Economico e abbandonati da Calenda, con 180mila lavoratori abbandonati a sè stessi”.

Idem, chiaramente, per Virginia Raggi. In questo caso c’è pure l’aggravante: il baratro è stato già raggiunto proprio negli anni della sua giunta, e i cittadini romani l’hanno già toccato con mano. Ci vuole poco per accorgersi che Roma, ormai, sembra una città del Terzo Mondo. Il degrado, incontrastato, la fa ormai da padrone; graffiti e scritte sui muri che nessuno cancella più, sporcizia ovunque, cartelli stradali ormai inutilizzabili si alternano ai soliti problemi della Capitale: rifiuti, lavori stradali eterni, mobili gettati ovunque, cassonetti e impianti elettrici in stato di totale decadenza. Se non sapessimo di trovarci nella Città Eterna, si potrebbe pensare a una città devastata o abbandonata, magari a causa di qualche recente conflitto. E pensare che la (prima) candidatura della sindaca era stata accompagnata da promesse di discontinuità totale: nulla, a distanza di qualche anno, è cambiato davvero.

A Roma, ormai da una vita, sembra che non governi nessuno. A ogni monitoraggio, anzi, peggiorano e si aggravano le già enormi criticità emerse in passato. I risultati-annunci delle varie giunte, quelli sì sempre abbondanti, non cambiano mai. E allora, lasciatemelo dire: non è di certo di Carlo Calenda e Virginia Raggi, che questa città esausta ha bisogno. Ma di volti nuovi, idee chiare e innovative, visioni audaci e ambiziose. Il tempo scorre, e non possiamo più rimandare quello che avremmo dovuto fare già da tempo: mettere mano a un lavoro di rinnovamento integrale.

Salvare, una volta per tutte, la città di Roma. Prima che sia troppo tardi.

CR

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