Le bollette energetiche italiane continuano a essere più salate della media europea, con i cittadini che pagano tariffe più alte anche a causa di una tassazione eccessiva. Non lo dico io, noto rompiscatole attento alle questioni dei consumatori da mattina a sera: lo dice la relazione annuale di Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente. E lo ha detto anche il presidente di Arera, Stefano Besseghini, nella sua relazione al Parlamento:
“A oggi le offerte disponibili sul mercato libero appaiono poco attraenti rispetto ai diversi servizi regolati, essendo caratterizzate da prezzi normalmente più alti”.
I numeri, impietosi e lampanti: nel 2023 la bolletta energetica media sul mercato tutelato si è attesta a 890 euro a famiglia, piazzando l’Italia al quinto posto in Ue (ovvero: la quinta peggiore performance d’Europa) per le tariffe della luce più care. Tariffe alle stelle, confrontandole con i dati altrui: una media di 660 euro in Francia, 645 euro in Spagna e Svezia, 627 euro in Grecia, 590 euro in Portogallo e 310 euro in Ungheria.
A pesare sulla spesa energetica degli italiani è ancora la tassazione eccessiva: considerato solo l’ultimo trimestre del 2023 le tasse hanno influito in totale per il 22,4%: 10,5% per gli oneri di sistema (reintrodotti dal governo Meloni su pressing dei partner Ue, ricordate?), 11,9% per le imposte (Iva e accise).
Un salasso senza precedenti: qualcuno ha calcolato che, se in Italia si applicassero le tariffe calcolate come media di quelle europee, il costo complessivo delle bollette della luce si alleggerirebbe di oltre 180 euro l’anno. Mica bruscolini!
Insomma, è chiaro e va detto senza reticenze ideologiche: il mercato libero, che ci era stato raccontato come la panacea di tutti i mali, non sta funzionando. Sia per il gas che per la luce le offerte degli operatori risultano ancora elevate e meno convenienti rispetto al regime di vulnerabilità e alle tariffe in vigore al momento della fine del mercato tutelato; della tanto decantata concorrenza – per adesso – nemmeno l’ombra.
E cosa accadrà quando verrà meno anche il regime transitorio, non lo sa nessuno: ma scommettiamo che arriverà un’altra stangata per le famiglie italiane?