Ecco che arrivati alla fine, quando ormai non si può fare quasi più niente, si svegliano queste strutture cosiddette di tutela ambientale (o politiche) che sembrano accorgersi all’imprroviso di quello che sta succedendo a Taranto. Lo dico a nome del Codacons, che è una delle Associazioni iscritte nell’elenco di cui all’Art. 137 del Codice del Consumo e all’elenco delle Associazioni di protezione ambientale riconosciute (ai sensi dell’articolo 13 della legge n. 349 del 1986). E che – quello che più conta – ha fatto di tutto per controllare ed impedire che le acciaierie venissero distrutte nel nostro Paese (a Taranto in particolare), come anche – soprattutto – per garantire il diritto alla salute, insieme alla tutela dell’ambiente, sopra ogni altra cosa.
Ora: è importante – importante per i cittadini, perché conoscano le cose per come sono – far capire come certe associazioni o enti, che si qualificano come tutori dell’ambiente e della salute, lo siano in realtà ben poco – visto che si accorgono adesso dopo anni e anni di trattative riguardanti la vendita delle acciaierie… E si atteggiano, adesso, nella parte di chi chiede contratti per capire che cosa stia succedendo!
Chiedo: hanno vissuto forse su Marte? Non si erano accorti dello sfacelo di Taranto, del ricatto tra lavoro e salute, delle vendite (e svendite) degli impianti? Forse, se avessero avviato (come noi) ricorsi al Tar, ricorsi al Consiglio di Stato, istanze di accesso e richieste continue – tonnellate di atti che hanno in qualche modo frenato la frenesia del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, come quella dei proprietari privati delle Acciaierie Tarantine, di far soldi sulla pelle dei tarantini stessi – le cose sicuramente non sarebbero andate come adesso andranno a finire…
Vogliamo avvertire Legambiente e gli altri: se si dovessero svegliare adesso, c’è tempo ancora tempo per fare qualcosa.
Ancora si può fare avviare un ricorso al Tar contro le decisioni del Comune e dello Stato di vendere le acciaierie a questi signori, cosa che abbiamo fatto già – specie se i contratti che sono stati siglati, tuttora in corso, non rendono prioritari la difesa della salute e dell’ambiente. In questo caso, infatti, si può chiedere che i contratti vengano sospesi o annullati.
Ai numi tutelari dell’ambiente, dico: associatevi ai nostri ricorsi e la popolazione di Taranto vi sarà grata per davvero. Molto di più rispetto a quanto accaduto per queste urla inutili nel deserto, che non recano nessun vantaggio ai cittadini.