Cari amici,
quanti di voi conoscono il fenomeno della “medicina difensiva”?
In parole semplici, la medicina difensiva consiste nella prescrizione di esami, visite, ricoveri e farmaci da parte dei medici a scopo precauzionale, per il solo timore di incorrere in cause legali. Una cattiva abitudine che, come ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, costa al Servizio Sanitario Nazionale la bellezza di 13 miliardi di euro l’anno. Secondo una recente indagine condotta dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, oltre il 50% dei medici ospedalieri ha “confessato” di praticare la medicina difensiva: dalla prescrizione di esami di laboratorio non necessari ai ricoveri ospedalieri, dalla somministrazione di farmaci alla decisione di non assistere pazienti ad alto rischio di complicanze. E, tra le principali cause, i medici hanno indicato la legislazione sfavorevole e il timore di essere citati in giudizio. La medicina difensiva si sta diffondendo in maniera davvero preoccupante tra gli operatori sanitari, per questo il ministro Lorenzin, in occasione della conversione del decreto legge Enti locali, ha annunciato l’assunzione di provvedimenti contro i medici che “elargiscono” con troppa facilità analisi e controlli.
In qualità di presidente di un’Associazione che tutela i diritti dei consumatori, ritengo che un medico preoccupato del rischio di controversie legali non sia un buon medico perchè a farne le spese sono soprattutto i cittadini. La medicina difensiva crea un danno alla collettività perché porta ad uno spreco di risorse pubbliche immane, che si ripercuote poi sui conti pubblici con effetti negativi a catena per tutti. Non posso, tuttavia, ignorare il fatto che i tagli operati al settore negli ultimi anni hanno prodotto un danno per i pazienti, attraverso un sensibile peggioramento della qualità del servizio reso e delle condizioni lavorative di medici e personale ospedaliero. Per questo, mi auguro che il prossimo passo sia quello di una sensibile riduzione dei tagli ed un progressivo ripristino dei posti letto nelle strutture sanitarie, per porre fine all’orrendo spettacolo di malati costretti ad estenuanti attese nei corridoi o su barelle improvvisate.
A presto,
Carlo
In qualità di Presidente di un’Associazione che ritiene che la medicina difensiva sia la conseguenza della più grande ed articolata forma di tradimento della storia della medicina nei confronti del cittadino-medico deontologicamente corretto, faccio presente che, per quel che mi risulta, il 70% delle cause civili e addirittura il 90% della cause in penale sono vinte dal medico stesso chiamato in causa, ovvero, il paziente perde un numero impressionante di cause perché, evidentemente, mal consigliato.
Un medico preoccupato del rischio di controversie legali è un cittadino offeso dalla logica mercantile di coloro che promuovono cause con apparente disinvoltura. Mi auguro che il prossimo passo sia quello degli stessi cittadini di prendere posizione nei confronti degli avvocati e consulenti deontologicamente scorretti, soprattutto di quelli nascosti dietro sigle di “tutela” per creare danno alla collettività, a favore delle loro tasche.
Con la revisione deontologica delle cause vinte dal medico e con il conseguente controllo deontologico del consulente di parte e dell’avvocato di parte attrice, siamo certi che la situazione tornerà in una condizione di “fisiologica contrapposizione” rispetto a quella attuale riconducibile a “patologia delle controversie”.
Saluti
Dott. Arnaldo Capozzi