Matrimonio finito tra Totti e Blasi? E chissenefrega!


Non so se l’avete saputo, ma Francesco Totti e Ilary Blasi si sono lasciati.

Il mio incipit, ovviamente, è ironico. Per due giorni, da mattina a sera, l’intero sistema mediale italiano ha deciso che questa fosse la notizia di riferimento: si è parlato delle origini della rottura, delle liti, del patrimonio della (ex) coppia, di accuse di tradimenti e contro-tradimenti (o viceversa), dei figli, di qualsiasi cosa al mondo per sviscerare – come fosse un enigma irrisolvibile, un mistero cui porre collettivamente rimedio – i motivi della rottura. In TV, in radio, dedicando anche i TG del servizio pubblico alla copertura della cosa: come fosse, effettivamente, un fatto di interesse pubblico, e non invece una questione privata, che riguarda solo le persone coinvolte. La reiterazione stavolta ha assunto dimensioni martellanti, parossistiche, quasi persecutorie.

Qualcuno magari dirà: è l’estate, che di solito svuota i rotocalchi e le cronache, ad aver favorito la diffusione virale della vicenda. Se n’è parlato in assenza d’altro. Ma questa, di estate, ribolle (è proprio il caso di dirlo) di notizie catastrofiche, emergenze economiche, climatiche, sociali. La guerra in Ucraina, nel silenzio inspiegabile delle TV, va avanti; il caro-prezzi e l’inflazione divorano i risparmi degli italiani, già alle prese con i costi crescenti dell’energia; e la tenuta del Governo – una volta di più – è a forte rischio (che sia un bene o un male, lascio a voi la scelta).

Le notizie vere, insomma, ci sarebbero eccome. Ma cosa sono, in confronto alla crisi Totti-Blasi? Lo decidono i signori dell’informazione, cosa sono: quisquilie, pinzillacchere, robetta. Via allora a un gigantesco e inedito coccodrillo di coppia, pronto da chissà quanto, utile a saturare l’attenzione degli italiani e scansare, ancora un altro po’, i problemi concreti.

Per noialtri – telespettatori lettori dei giornali, utenti web, contribuenti RAI di tutta Italia – è ancora lecito dire qualcosa? Pare di no: possiamo soltanto fruire, accettare, subire. Ma io, che di carattere le convenzioni le rigetto da sempre, una cosa sento proprio il bisogno di dirla: è un bisogno istintivo, personale, incomprimibile.

Matrimonio finito tra Totti e Blasi? E ‘sticazzi!

 

 

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