Che vergogna quei manifesti in pieno Giubileo


Lo dico subito, senza filtri: ma come si può permettere, in una città come Roma, di affiggere manifesti del genere?

Un grottesco, volgare doppio senso concepito con l’unico scopo di accalappiare qualche spettatore in più, a prezzo di gettare a mare ogni decoro e ogni dignità. Espressione di una volgarità tipica del suburbio romano ma soprattutto infantile, come quando a scuola si fa a gara – me lo ricordo bene – di parolacce (“merda”, “cazzo”, e chi più ne ha più ne metta) per liberarsi dai tabù di famiglia e respirare quello che si prova a essere grandi.

Ora: io capisco tutto, il bisogno di apparire (per chi appartiene a un certo mondo), l’obbligo per le agenzie di monetizzare, la necessità di piazzare i biglietti, ma dico, non c’è più limite a quello che ci tocca guardare anche solo uscendo di casa? Davvero è così che ci si aspetta che gli spettatori tornino a popolare teatri e palazzetti di tutta Italia? E poi, non si vergogna il Comune di Roma ad autorizzare l’affissione di manifesti simili?

Lasciatemelo dire: che pena, amici miei. Ma sia chiaro: non c’è traccia di bigottismo in quello che dico, non è certo un culo a spaventarmi, e non sto affatto dicendo che succeda chissà cosa leggendo cose simili. Ma questo manifesto è un altro, piccolo tassello nel mosaico di degrado che compone ormai la Capitale – mentre il sindaco annuncia festoso cantieri che avrebbero dovuto essere completati mesi fa e cancella metà delle opere che avrebbero davvero fatto la differenza in città.

No, non si tratta di una questione di bacchettoneria, ma di dignità per una città che – tra l’altro – avrebbe pure in corso un Giubileo..

 

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