Gravissima l’affermazione di ieri del leader del Pd, Walter Veltroni, nel corso della puntata di Ballarò.
Durante il dibattito sulle intercettazioni il capo dell’opposizione ha detto: “Per le intercettazioni dobbiamo lasciare che siano i magistrati a decidere per quali reati farle”.
Se con questa frase Veltroni voleva intendere che deve essere la categoria dei magistrati, attraverso le sue associazioni rappresentative, a proporre al legislatore le ipotesi per le quali si può procedere ad intercettazione, ebbene ha sbagliato.
Non può essere infatti una categoria professionale che ha interesse a facilitare il difficile compito dell’indagatore, e quindi a “faticare” di meno, a dettare allo Stato e ai suoi organi istituzionali (Parlamento) regole di questo genere, che finiscono per impingere nella sostanza dei diritti.
Se poi la frase del leader del Pd voleva addirittura significare che è la discrezionalità del singolo magistrato che decide sulle intercettazioni, allora credo davvero che Veltroni cominci a “dare i numeri” sotto la pressione incalzante della sua opposizione interna.
Ciò, infatti, sarebbe non solo incostituzionale, poiché il cittadino non saprebbe prima quali sono gli strumenti di indagine che possono essergli applicati – ma lo saprebbe solo a posteriori, sulla base della valutazione arbitraria del singolo giudice – ma di totale inciviltà giuridica e sociale.
Si vorrebbe dunque attribuire al singolo inquirente la facoltà di schiacciare i diritti fondamentali della persona umana, quali quello alla libertà di espressione del pensiero, anche a mezzo di telecomunicazioni, e quello alla riservatezza della propria sfera individuale.
Veltroni forse non sa quanto è importante e costituzionalmente sacro il diritto di esprimere concetti, giudizi, critiche, maledizioni, ingiurie a terzi, nella libertà di una comunicazione telefonica a due.
E forse egli non sa che i nostri giudici – che non studiano nemmeno all’università come fare le indagini – sono oggi totalmente incapaci di svolgere un accertamento istruttorio, e si limitano o a delegarlo a organi di polizia giudiziaria oppure, cosa più semplice, a mettere sottocontrollo i telefoni di una dozzina di persone, da cui pure qualcosa verrà fuori dall’indagine…
In un caso e nell’altro, ci sentiamo il coraggio di dire: Veltroni, sui diritti fondamentali della persona, vattene a casa!!
Salve,
scrivo in merito all’esclusione di Gomorra dalle candidature del premio Oscar. La sua affermazione a riguardo la trovo, oltre che fuori dal coro, ma questo non è assolutamente un problema, poco appropriata. Lei usa la definizione di documentario, tralasciando completamente l’importante apporto registico di Garrone: ogni personaggio del film ha una sua storia ed una sua evoluzione di carattere psicologico che si snoda durante lo sviluppo della trama. Da un libro documentaristico Garrone ci ha tirato fuori un film, caratterizzato da un personalissimo stile, che tiene le sue radici nel supremo neoclassicismo italiano. Lei ha visto “Entre les murs”, film che ha superato le prime selezioni dell’Oscar e vincitore della Palma d’Oro? Io mi chiedo dov’è questa storia di cui Gomorra manca, considerando che è stato girato interamente dentro una scuola, e sopratutto in una classe per l’appunto. Sottolineo che “La Classe” è un gran film, che ha le stesse intenzioni trattando un tema diverso, ma che considero comunque inferiore a Gomorra. Il problema non è nel cinema italiano. Il problema è nel Premio Oscar. Il cinema americano dall’intreccio pretende di tirar fuori valori universali che esplicano la società vigente, creando uno spettacolo di effetti speciali e volgarità. Il cinema italiano, o europeo, parte dalle motivazioni per le quali vuole fare un film e su, ci costruisce una storia. Come il cinema vuole. Come il mezzo cinematografico diventa arte. Da deduttivo a induttivo e non viceversa. Diamo più ascolto ad altri premi piuttosto che farci influenzare dalla fittizia importanza di un Oscar. Gomorra ha vinto il Gran Prix a Cannes. Fantastico, capolavoro.
Salve
in riferimento alla questione delle intecettazioni telefoniche è la prima volta che provo a dire la mia e spero di avere quanto meno un riscontro, magari da altri semplici cittadini come me.
Ma dico io, anzicchè disquisire e litigare tanto su quali reati ammettono le intecettazioni e quali no, perchè non si decide di ammettere le intercettazioni “generalizzate” (che in ogni caso vengono già fatte) e punire in modo adeguato (con la galera ed il risarcimento danni e non con le sanzioni) chi si rende responsabile della pubblicazione di fatti e questioni private ? Dove sbaglio a pensarla così ?
Gentile Carlo Rienzi,
Le sarei grato se mi potesse comunicare se ci sono iniziative di class action contro telecom italia per disservizi accaduti nel periodo 2003-2005.
Ringrazio e saluti.
Roberto – Vicenza