Mentre dalle nostre parti si diffondono i falchi – una nuova forma di mutante televisivo, dopo il virologo e l’analista geopolitico: una figura pronta a scatenare guerre reali o economiche contro tutto il mondo, senza soluzione di continuità – rimane per fortuna qualche presidio di buon senso a riportare sulla terra gli spiriti marziali all’italiana. Tra questi l‘Istat, che con i suoi dati ha raffreddato i bollori dei nostri strateghi da salotto TV.
Con i numeri, si sa, non si scherza. E i fatti, in caso di guerra commerciale con gli USA (in parte già in corso), sono questi: una raffica di rincari si abbatterà sui consumatori italiani. Come se ce ne fosse bisogno, vista l’ondata di rincari che si abbatte sui nostri portafogli ormai da anni.
Entriamo nel dettaglio per capire di cosa parliamo. In base agli ultimi dati pubblicati, il valore delle importazioni dagli Usa in Italia è salito nel 2024 a 25,9 miliardi di euro, con una crescita notevole (+2,6%/anno). Tralasciando il settore dell’industria, eventuali dazi imposti dall’Europa sulle importazioni dagli USA provocherebbero aumenti dei prezzi al dettaglio per beni di largo consumo. Cose che compriamo ogni giorno: rossetti, cipria e numerosi cosmetici. Sarà più costoso bere succo d’arancia, mangiare riso e fumare prodotti da tabacco, e ad aumentare saranno anche snack e dolciumi vari, onnipresenti sugli scaffali dei supermercati italiani.
Non basta. Ad essere interessato dai rincari sarà anche il settore dell’abbigliamento, con aumenti per jeans, magliette, scarpe e intimo. Anche molti alcolici subiranno incrementi dei listini e proibitivo risulterà l’acquisto di automobili e moto prodotte negli Usa. Tra i prodotti che l’Italia importa dagli Stati Uniti figurano infatti ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone, patate americane, salmone, noci, pompelmi, vaniglia, frumento, tabacco, cacao, cioccolato, succhi di agrumi, vodka, rum, whisky, bourbon, ma anche trattori, consolle, videogiochi, borse, portafogli, ricambi per biciclette, giochi per bambini, per non parlare di famosi Suv e dell’iconica moto Harley Davidson.
Insomma, un fiume di prodotti: il che certifica che, dall’avvio di schermaglie economiche tra i due lati dell’Atlantico, noi – intesi come consumatori – abbiamo solo da rimettere. Qualcuno lo spiega, ai sedicenti Bonaparte nazionali?