Nei giorni scorsi, con una lettera a Papa Francesco (al Papa, infatti, ci rivolgiamo ciclicamente per le questioni riguardanti la città di Roma, e non solo) sul tema dei gravi ritardi per il Giubileo, dei tanti (troppi) cantieri ancora aperti in città e delle abbondanti (infinite) criticità croniche che attanagliano la Capitale, abbiamo sollevato un vespaio. Figuriamoci di fronte alla richiesta, provocatoria, di valutare un rinvio della partenza dell’Anno Santo, nell’interesse dei cittadini e dello stesso Giubileo.
“Siamo consapevoli dell’immensa importanza dell’evento sotto il profilo spirituale e religioso, ed è con profondo rispetto e piena condivisione che ci permettiamo di scriverLe – si legge nella lettera del Codacons al Pontefice – Raccogliamo quotidianamente le segnalazioni dei cittadini di Roma che si trovano ad affrontare le difficoltà che i cantieri in vista del Giubileo, procedendo a rilento, inevitabilmente creano in una città tradizionalmente molto complessa da gestire, anche e soprattutto per quanto riguarda la viabilità. Come riportato da numerose testate giornalistiche, i lavori di restauro e le infrastrutture necessarie ad accogliere i milioni di pellegrini sembrano procedere con notevole ritardo. Il 24 dicembre 2024 è prevista l’apertura della Porta Santa e l’avvio dell’Anno Santo. Nella capitale è previsto l’arrivo di 35 milioni di pellegrini da tutto il mondo. Anche ipotizzando la chiusura nei cantieri nei tempi, come assicura il Sindaco, Roma presenta altri problemi che non la possono far ritenere pronta. Pensiamo alla gestione dei rifiuti. Non vi è chi non veda come la spazzatura, già ora, invada periodicamente diversi quartieri, non essendo dunque la città in grado di sopportare un ulteriore aumento dei conferimenti, inevitabile con l’arrivo dei pellegrini, con il rischio di consegnare ai turisti un ambiente urbano sporco e degradato. Pensiamo anche al problema della criminalità che negli ultimi anni mina la sicurezza della capitale: il Comune ha annunciato un incremento delle forze dell’ordine nei punti più sensibili, come la stazione Termini, ma ad oggi non è chiaro come si reperiranno le risorse necessarie. Pensiamo, ancora, al problema dei trasporti pubblici, con linee bus e metro insufficienti e la carenza di taxi. Le 1000 nuove licenze taxi, a concorso avvenuto, non sono però state ancora assegnate e non è chiaro se la presa di servizio avverrà in tempo per l’apertura del Giubileo.
In un panorama come quello attuale, il Giubileo avrebbe delle ricadute gravissime per i cittadini di Roma, che si troverebbero a fronteggiare, presumibilmente, una città al collasso. Il rischio è anche che il Giubileo stesso risenta delle criticità della città.
Ci permettiamo di chiederLe, pertanto, di valutare la possibilità di rimandare di un anno il Giubileo per consentire alla città quegli interventi che tutelino le posizioni di tutti i soggetti coinvolti. Siamo consapevoli che la nostra richiesta può sembrare provocatoria, ma Lei, Santità, saprà trovare una soluzione diversa, che consenta alla città di sopravvivere, al Giubileo di essere svolto, ma soprattutto ai cittadini di non ammalarsi o incorrere a gravi situazioni di pericolo, come attualmente sarebbe”.
Come sempre, mettere il dito nella piaga (alzi la mano un romano che non sia preoccupato per la viabilità, il traffico, i disagi..) ha scatenato un putiferio. La sola possibilità di rimandare il Giubileo (ma quanti ci guadagnano, alcuni?) ha fatto insorgere i pasdaran del grande evento, i fan sfegatati del turismo a tutti i costi. Eppure, non c’è niente di strano in questa richiesta: non cambia molto da quando chiedemmo di evitare le Olimpiadi, ritenendo implausibile per la città la gestione di un evento del genere, visti i problemi ordinari (ordinariamente lontani da qualsiasi soluzione) gravanti sulle spalle dei cittadini. “La coerenza“, diceva il filosofo, “è il fondamento della virtù“.
A tutti quegli spiriti sparsi, così devotamente favorevoli al Giubileo a prescindere dalla condizione della Città Eterna, ricordo che i diritti dei cittadini, dei romani, vengono prima di tutto. Che tutto, di fronte a questo primario valore, deve venire dopo. “Non potete servire a Dio e a Mammona“, cioè – in aramaico – il portafogli, dice senza ambiguità Gesù. Un precetto che in pochi, oggi, sembrano ricordare.