Gentile Rosario Trefiletti,
scrivo a te in quanto ti sei posto a capo – a causa dei tuoi rapporti privilegiati con la associazione ASTOI, quella che raggruppa le agenzie di viaggio e puntualmente sostiene che non si ha diritto a nessun annullamento di prenotazione né se scoppia un vulcano, né una guerra, né un naufragio – di un gruppo di cari amici di associazioni di consumatori, per spiegarti meglio le differenze tra noi e voi nella vicenda della tragedia del Giglio.
E comincio dalla tua poco riuscita sceneggiata con cui hai mostrato nella trasmissione TV di venerdì pomeriggio su RAI1 un comunicato del CODACONS in cui si reclamavano almeno 10.000 euro di risarcimento.
Orbene, se avessi avuto migliori argomenti per tentare di dimostrare che è meglio accettare subito 11.000 euro bonari che tentare di ottenere qualche milione di dollari (anche se a noi italiani sembra impossibile una richiesta de genere che nella cultura americana risponde però a parametri credibili) in giudizio, ti saresti accorto che:
1. quel comunicato era stato emesso, al risveglio della mattina dopo la tragedia quando ancora sembrava che si fosse trattato di un semplice sbarco non previsto ma ben coordinato e senza problemi, alle ore 11,13 del 14 gennaio, quando ancora voi nemmeno avevate capito che si dava una spaventosa situazione di inadempimento risarcibile a vantaggio di 4.200 sventurati per la quale sembrava che 10.000 euro fossero sufficienti.
2. quando si sono chiarite le dinamiche (rivendicato comunque il diritto a cambiare idea), il rischio di morte di tutti (se la nave si bloccava prima scendeva di
Detto questo, preciso a tutte le associazioni amiche, soprattutto a quelle (e sono la stragrande maggioranza ) che non soffrono di endemica gelosia quando sono meno presenti sui fatti e meno presenti sulla stampa rispetto ad altre, perché non abbiamo seguito la loro strada in questa vicenda:
– intanto ci hanno invitato alla riunione a Genova con un fax arrivato a Roma un quarto d’ora prima della riunione, di talchè se avessimo voluto partecipare avremmo dovuto prendere un elicottero e nemmeno avremmo fatto in tempo….perchè? Bah! Forse se avessimo spiegato in quella sede la nostra strategia l’accordo bidone sarebbe fallito e
– Poi non abbiamo mai detto che non si deve aderire alla transazione da voi concordata, e non lo diciamo perché siamo feroci cultori della libertà di ciascuno, ma certo la libertà deve essere “volontà consapevole”, quindi pensiamo che voi dovreste spiegare bene a chi accetta le altre possibili strade da seguire. Noi abbiamo solo attrezzato – come sappiamo fare noi e non voi – una immediata azione giudiziaria negli USA dove per casi del genere un risarcimento di 10.000 euro fa ridere, come fa ridere noi: e infatti, il danno fisio-psichico, anche permanente, dell’evento tragico, e il pericolo concreto di morire che si sono evidenziati meritano ben più considerazione – a nostro avviso – e anche una condanna punitiva pesante per una società che ora finge di non essere né responsabile né a conoscenza dell’obbrobrio dell’ “inchino” a pochi metri dagli scogli
– Riteniamo ancora che, essendovi 5 o 10 anni per chiedere i danni, non è corretto verso i consumatori consigliargli di firmare subito per 10000 euro e rinunciare a tutto, anche a gioielli e vestiti lasciati con fiducia nelle cabine, e non tentare prima altre strade più rispettose della dignità delle persone e della tragedia vissuta.
– Ribadiamo, infine, che se
Ecco la nostra strategia, che vede come sempre, al primo posto, non il successo di immagine di un accordo con una controparte che combina guai terribili con la propria inefficiente organizzazione aziendale, ma il miglior risultato possibile per il cittadino e una valutazione della sua vita, della sua persona, della sua vacanza rovinata, non da pezzenti che chiedono una elemosina, ma da cittadini che chiedono Giustizia.
Cari saluti
Giuseppe Ursini
Pres. anziano del CODACONS
Ancora una volta non vi smentite e non perdete l’occasione per lucrare avidamente su una disgrazia.
VERGOGNATEVI!!
Associazioni come la vostra andrebbero bandite dall’Italia