La ripresa? Di questo passo non arriverà mai!


Cambiano le maggioranze, i Governi e i Premier, ma le prospettive per la nostra economia restano le stesse dei mesi scorsi: “fitta nebbia prevista all’atterraggio”, come annunciano nell’interfono i piloti d’aeroplano. Basta prendere alcuni dati, come quelli sul fatturato dell’industria: questi, nonostante gli aumenti su base mensile, continuano a registrare segno negativo rispetto al 2020. Non parliamo poi della differenza rispetto al periodo pre-Covid.
A guardare per bene queste informazioni, poi, si scopre dell’altro: come il tracollo per i beni di consumo, il cui calo appare inarrestabile anche a causa delle misure restrittive imposte dal Governo.
Se la domanda interna piange, come confermano gli allarmi lanciati a più riprese su produzione e consumi, di sicuro non ride il debito pubblico: quello dell’Italia continua ad aumentare senza sosta, e oggi pesa per oltre 100mila euro (100.119 euro) su ogni singola famiglia italiana, e per ben 43.385 euro a cittadino, neonati inclusi. L’emergenza Covid allarga ancor di più la voragine: una situazione insostenibile da affrontare e che peggiora di mese in mese. Rispetto al mese di gennaio 2020 il debito pubblico è cresciuto infatti di 160 miliardi di euro, con una incidenza pari a +2.660 euro ad abitante.

Se questo è lo scenario, le mosse del Governo non sembrano poter ribaltare la situazione. Una su tutte: se sarà confermato lo stop dei licenziamenti solo fino a giugno, nella seconda metà del 2021 si registrerà una emorragia di posti di lavoro, con gravi ripercussioni per occupazione e redditi. Ci pare evidente infatti che l’emergenza Covid non sarà superata a giugno, e farà sentire i suoi effetti almeno per tutto il 2021.

Qualcuno ha dimenticato, a quanto pare, che il Paese è in ginocchio. I dati sulla povertà sono drammatici ed evidenziano la realtà delle cose: in Italia si sta creando un nuovo “ceto” di poveri o semipoveri. I numeri – bisogna essere onesti fino in fondo e non nasconderlo – sono peggiori delle aspettative, e dimostrano come l’emergenza sanitaria abbia influito sulle tasche delle famiglie impoverendo una consistente fetta di popolazione. La situazione è peggiore, in Italia, rispetto a quella vissuta a seguito della crisi economica: rispetto al 2010, il numero di famiglie povere è passato da 1,1 milioni (4,6% del totale) a oltre 2 milioni (7,7% del totale). Questo significa che in 10 anni il numero di individui in condizione di povertà assoluta passa da 3,1 milioni a 5,6 milioni, con un incremento pari a +2,5 milioni di cittadini poveri.

Una nuova ondata di povertà che mette in serio pericolo i consumi nazionali e l’intera economia, e avrà effetti a cascata su commercio, industria e Pil. Il Governo Draghi deve trovare alla svelta soluzioni efficaci per sostenere i redditi delle famiglie e la spesa e adottare misure in grado di rilanciare i consumi: in caso contrario altro che ripresa, sarà già un miracolo se eviteremo un tracollo completo, e riusciremo a ridurre le perdite a livelli tollerabili. Ma un Paese che non cresce più è un Paese spacciato, e noi – davvero – sul medio/lungo termine non possiamo permettercelo.

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