Italiani, popolo di santi, navigatori e… nuovi poveri


C’è poco da stupirsi. Quello che i dati Istat ci dicono lo sapevamo già, lo sentivamo nell’aria: in Italia ci sono 1,1 milioni di poveri in più rispetto al 2019, e non serve essere economisti per capire come ci siamo arrivati. Tutti gli ultimi governi – e questo in particolare – hanno pensato bene di proteggere chi già stava bene, lasciando che la questione sociale scivolasse in fondo all’agenda politica. Risultato? Un disastro totale.

Finché i poveri sono gli altri, molti se ne fregano. Ma la verità è che nella povertà – una storia antica e nota, in Italia – si scivola in silenzio, e oggi rischiano di finirci anche quelli che si credono “al riparo”: lavoratori dipendenti, partite Iva, pensionati. Gente che si spacca la schiena, mica fannulloni o lavativi. Tutti schiacciati dal caro vita, dall’inflazione, dalle bollette e da uno Stato che continua a fare cassa sulle spalle di chi ha meno.

I numeri parlano chiaro: nel 2019 le famiglie in povertà assoluta erano 1 milione e 674 mila. Oggi sono 2 milioni e 224 mila. Gli individui poveri passano da 4,5 milioni a 5,7 milioni, quasi il 10% della popolazione italiana.  Nel Mezzogiorno, dove la crisi morde più forte, la quota di cittadini poveri sale dal 10,1% al 12,5%.

E non è finita qui. La situazione è destinata a peggiorare: l’inflazione continua a colpire proprio dove fa più male, sugli alimentari e sui beni essenziali. Un terzo delle famiglie italiane – lo dice sempre l’Istat – ha ridotto l’acquisto di cibo per far quadrare i conti a fine mese.

È questa l’Italia del 2025: un Paese in cui si parla (a sproposito) di crescita, in cui i media non fanno che esaltare il governo di turno, ma in cui milioni di persone non sanno come riempire il carrello della spesa. Una classe politica che si riempie la bocca di “riforme”, ma non sa (o non vuole) risolvere la più grave emergenza sociale del nostro tempo. E neanche a sinistra, sia chiaro, la cosa ha ancora una particolare rilevanza, nonostante l’impatto devastante sulla nostra società.

Perché la povertà, oggi, non è più solo una condizione economica: è una condanna definitiva, un fine pena mai, una tragedia dell’indifferenza altrui. E finché la politica continuerà a non voler vedere, l’Italia resterà il Paese dei santi, dei navigatori… e dei nuovi poveri.

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