Italia, la patria di Godot!

Cari Amici,

non so quanti di voi abbiano seguito la questione della riforma della cosiddetta class action (la causa collettiva prevista dall’art. 140 bis del Codice del Consumo, che consente di attivare un unico processo per ottenere il risarcimento del danno subito da un gruppo di cittadini danneggiati dalla stessa azienda in una situazione omogenea) recentemente votata dalla Camera dei deputati. Temo pochi: questo genere di notizie – comprensibilmente – non attrae il grande pubblico.

Eppure, dovrebbe: è in gioco, infatti, la possibilità – per i cittadini – di dotarsi di una potente arma a tutela dei propri interessi. Anche per questo, pur mantenendo (molte) riserve, ho accolto favorevolmente il voto all’unanimità della Camera: mi sembrava che, finalmente, si imboccasse la strada giusta, e per questo ho creduto giusto mettere da parte critiche e polemiche sui limiti della legge.

Come non detto: nella parte conclusiva del convegno dei Giovani di Confindustria, la ministra Boschi si è affrettata a rassicurare l’uditorio, dichiarando che la legge sulla class actionha sicuramente bisogno di qualche modifica nel passaggio al Senato. Eh già, perché la riforma inquietava Confindustria (“La prima lettura alla Camera del provvedimento sulla class action è preoccupante” – ha infatti commentato il presidente di Confindustria), da sempre preoccupata di limitare qualsiasi (anche minimo!) innalzamento delle tutele dei consumatori.

Insomma: se la prima stesura era “al ribasso”, e avrebbe scontentato un po’ tutti, la seconda riuscirà probabilmente a peggiorare la situazione, ma scontenterà “solo” i cittadini (!). Se questo accadrà, e perderemo anche questa occasione per importare l’azione collettiva in vigore negli Stati Uniti e nel resto del mondo (una vera azione collettiva, capace di punire in modo reale gli operatori scorretti e di fungere da deterrente per comportamenti lesivi dei diritti dei consumatori) ne avremo la conferma: in Italia #lavoltabuona (promessa da Renzi) è come Godot. Non arriva mai.

A presto,

Carlo

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