Della serie: “chi di sentenza ferisce, di sentenza perisce”. Sì, perché ormai nemmeno la Corte di Cassazione sembra sapere cosa pensare degli autovelox non omologati. In meno di ventiquattro ore, due ordinanze della Suprema Corte hanno fornito due risposte opposte alla stessa domanda: è legittima una multa da autovelox se l’apparecchio non è omologato?
Una Corte, due verità. E il cittadino?
Nel primo caso, la Corte dice che sì, senza omologazione la sanzione è carta straccia. Nel secondo, ci fa sapere che la multa resta valida, a meno che il cittadino non produca una querela di falso. Che tradotto significa: buona fortuna, spendi tempo e denaro per smentire ciò che dovrebbe essere chiaro e trasparente fin dall’inizio.
Approvazione, Omologazione o solo confusione?
Chi ha progettato il sistema normativo sugli autovelox probabilmente amava i labirinti. Perché anche per gli addetti ai lavori, oggi, è impossibile districarsi tra approvazione ministeriale e omologazione tecnica. Una differenza sostanziale, ma ignorata da anni. Risultato? Le multe si fanno con strumenti mai formalmente certificati. Un paradosso degno di una commedia dell’assurdo.
Una situazione paradossale
Nel marasma, c’è anche chi ammette – con un certo candore – che in Italia gli autovelox omologati non ci sono proprio. Ma nel frattempo i dispositivi fioccano su strade, curve, rettilinei e rotonde come funghi in autunno. E chi osa contestare la multa si ritrova in un ginepraio burocratico, dove la verità vale meno della forma.
Giustizia a caso
Due sentenze contrapposte nello stesso giorno. Quale applicare? Dipende. Forse dal giudice, dal clima, o forse dall’oroscopo. A perdere, sempre e comunque, sono i cittadini. E anche i Comuni e le forze dell’ordine, che si ritrovano a gestire ricorsi, dubbi e sentenze che si smentiscono a vicenda. Il diritto alla certezza del diritto? Prigioniero di un autovelox mai omologato.
Una riforma è urgente. Anzi, era urgente (ieri)
Finché il legislatore non metterà ordine in questa giungla normativa, a farne le spese saranno gli automobilisti, i tribunali, e la fiducia nella giustizia. Perché non si può costruire uno Stato di diritto su multe incerte, strumenti opachi e sentenze a doppia faccia. Il tempo delle chiacchiere è finito. Ora servono regole. Chiare, univoche e definitive. Chiaro, cara Giorgia?