Non solo prosegue: la crisi dell’industria italiana, un tempo (e forse ancora oggi?) la colonna portante del Paese, addirittura peggiora!
Si conferma, infatti, il trend fortemente negativo dei mesi scorsi; la produzione industriale registra il diciottesimo calo consecutivo su base tendenziale. Una contrazione che investe tutti i settori, ma che si fa più marcata se si analizza l’andamento dei beni di consumo, che a luglio crollano (-5,2% su base annua e del -4,3% nei primi sette mesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), con un vero e proprio tonfo per quelli durevoli, in calo verticale.
Preoccuparsi non è facoltativo, ma doveroso per chi ha a cuore questo Paese. Basta alzare gli occhi da terra per accorgersi della realtà: un tempo avevamo aziende riconosciute e affermate in tutto il mondo, oggi siamo in pieno declino industriale. C’era una volta l’industria italiana, ma rischia – di questo passo – di non esserci più.
Il vero problema è che i prezzi al dettaglio non hanno invertito la rotta e non sono diminuiti, dopo due anni di inflazione alle stelle e nonostante ci siano allo stato attuale ampi margini per far scendere i listini. Non parliamo neanche dei salari, fermi da una vita. Questo incide sulla spesa, sui consumi, e quindi – inevitabilmente – sull’industria.
Ormai è una litania ripetitiva ma altro non si può: il governo deve intervenire in maniera più efficace sui prezzi, perché solo calmierando i listini sarà possibile tutelare la capacità di acquisto delle famiglie, sostenere i consumi e aiutare industria, commercio ed economia.
Ma figuriamoci se lo faranno: qualcuno che ascolti proposte di buon senso in giro c’è ancora?