Siamo tornati a marzo: ma adesso bisogna indagare sulla gestione dell’epidemia!


Ci risiamo.

La situazione negli ospedali “è gravissima e assolutamente critica, con Pronto soccorso e reparti ormai intasati ed il 118 subissato di chiamate: con questo ritmo di contagi entro la seconda settimana di novembre si satureranno le terapie intensive, mentre sono già in grande sofferenza i posti nei reparti Covid ordinari e nelle sub-intensive”. A dirlo non sono io, ma il più grande sindacato dei medici ospedalieri italiano.

Sei mesi, troppi dpcm e tantissimi annunci dopo, siamo insomma al punto di partenza. E sì, che non ci voleva un oracolo per intuire l’andazzo: già in piena estate avevamo denunciato l’incosciente leggerezza di centinaia di serate in discoteca, senza mascherine e senza il rispetto delle distanze minime. E in tanti avevano provato a dare l’allarme sui ritorni dalle vacanze, viste le lacune paurose del sistema di controllo. I segnali, d’altra parte, facevano paura già ad agosto: quarantena forzata, giorni di ritardo, centralini fantasma, file chilometriche. Uno scenario destinato ad aggravarsi con l’apertura delle scuole e il ritorno al lavoro di molti connazionali.

E ora? Ora si ricomincia con le misure di contenimento, i divieti, i coprifuoco, le serrate. Un Paese già stremato e sull’orlo di una crisi economica si trova costretto a improvvisare nuove, disperate opzioni per arrestare l’ascesa dei contagi. E va bene, sia: non c’è alternativa, arrivati a questo punto, e sarebbe da irresponsabili negare la gravità della situazione. Ma contemporaneamente – non tra settimane, non tra mesi: subito – è anche tempo di capire come ci siamo arrivati, a questo punto. È necessario indagare e ricostruire le responsabilità, le omissioni e gli errori, stavolta senza imbarazzi e senza incertezze.

Per questo stiamo chiedendo a varie procure della Repubblica, in tutta Italia, di attivarsi per aprire indagini sulla gestione dell’emergenza Covid sul territorio di competenza e verificare se vi siano stati ritardi od omissioni sul fronte della sanità pubblica. L’aumento dei ricoveri presso i reparti di terapia intensiva rischia di saturare a breve i posti letto a disposizione, ed è indispensabile capire se i vertici – in primis regionali – della sanità abbiamo messo in atto tutte le misure utili per garantire le cure necessarie ai malati di Covid.

Quanto avvenuto lo scorso marzo ha portato ad un aumento delle risorse, sia in termini di finanziamenti che di numero di medici, in favore degli ospedali pubblici, proprio per contrastare sul lungo periodo l’emergenza coronavirus e garantire la salute dei cittadini: se queste risorse non sono state utilizzate correttamente dagli enti locali e se si arriverà al collasso dei reparti di terapia intensiva, chiameremo i vertici (regionali e non) a rispondere penalmente dei danni arrecati alla collettività.

Questa è una promessa: lo dobbiamo ai nostri concittadini, lo dobbiamo a noi stessi.

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