Il virologo-testimonial? Siamo all’assurdo!


Inutile nasconderlo: abbiamo accolto criticamente la notizia riguardante un noto virologo televisivo, arruolato come testimonial di una nota sartoria dopo l’exploit televisivo dell’epoca-Covid, e chiesto l’avvio di procedimenti disciplinari fino all’allontanamento dalla TV per casi del genere – in alternativa alla scelta volontaria di rinunciare alla professione sanitaria.

Per noi c’è poco da spiegare al riguardo. Non ce l’abbiamo con nessuno, come sempre, e non ne facciamo (mai) una faccenda personale. È evidente, però, che siamo arrivati all’assurdo: non è possibile in alcun modo conciliare la professione medica e la terzietà che la stessa richiede e anzi prescrive con un coinvolgimento così esplicito con l’ambito del commercio e della pubblicità. I cittadini hanno diritto a un’informazione sanitaria, anche televisiva, scevra da ogni ritorno economico dalla propria immagine; è evidente, infatti, che i volti della scienza debbano poter esprimere la propria opinione senza alcun condizionamento, qual è – tanto per fare un esempio – quello che opera sugli attori economici nell’esercizio di una propria iniziativa economica.

In un momento come questo, in cui tanti cittadini sono alla disperata ricerca di interlocutori credibili e istituzionali, c’è ancora più bisogno di attenzione ed equilibrio: e ci sarebbe ancora più bisogno di moderazione e terzietà da parte di chi si occupa di comunicazione scientifica. Il rischio, altrimenti, è la perdita di credibilità.

Come si può aver fiducia di un medico che più parla e più accresce il valore della propria immagine, anche commerciale? È questo il percorso che si intende seguire per restituire credibilità alla figura, troppo spesso contestata e messa in discussione, del medico? E dove si fissano i confini della professione, in un’epoca che intreccia sempre di più professione medica, intrattenimento e interessi privati?

A queste domande, e ad altre simili, occorre dare risposta. I cittadini, utenti dei servizi sanitari e quindi pazienti, ne hanno diritto.

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