Il minuto della discordia: quando il buonsenso cede alla visibilità

Papa Francesco

È notizia di questi giorni: pare che una piccola associazione abbia presentato una denuncia contro il Ministero dell’Istruzione per aver consentito (non imposto: consentito) un minuto di silenzio in memoria di Papa Francesco. Un gesto sobrio, simbolico, per onorare una figura mondiale che ha segnato il nostro tempo, e che evidentemente qualcuno ha ritenuto un attentato nientepopodimenoche alla laicità dello Stato.

Questa iniziativa legale, che ha dell’assurdo, rappresenta bene una tendenza preoccupante: quella di piccole sigle che cercano visibilità attraverso provocazioni prive di reale consistenza. E la colpa – è bene dirlo chiaramente – non è solo di chi queste “sgarrupate” iniziative le lancia, ma anche e soprattutto di chi offre a questi signori un megafono. Siti web e testate che rilanciano queste “notizie” amplificano polemiche che, altrimenti, scivolerebbero dove meritano di stare: nell’irrilevanza più totale.

Difficile capire come possa, infatti, venire in mente di insorgere come un sol’uomo di fronte non a un’imposizione religiosa, bensì a un invito, a un momento di raccoglimento per una figura che ha parlato all’umanità intera, credenti e non. Papa Francesco è stato una guida spirituale, certo, ma anche un attore globale di pace, solidarietà, ecologia e giustizia sociale. Temi universali, che riguardano anche studenti, docenti e cittadini. E allora, davvero, la domanda ritorna: ma che senso hanno polemiche simili?

Non riconoscere questa differenza – tra un atto di omaggio e una violazione della laicità – denota un limite di comprensione preoccupante. E allora, a chi si indigna oggi per un minuto di silenzio, chiediamo: saranno coerenti domani, quando l’omaggio riguarderà una figura dell’Islam, del Buddismo, o di qualsiasi altra tradizione culturale?

Alla fine di questa riflessione, pensando alle grandi (!) questioni che riempiono la nostra attualità, possiamo solo sorridere. Perché in fondo, di fronte a certe polemiche, o si ride… O si piange.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *