Udite, udite. L’economia italiana nel 2016 è cresciuta dello 0,9%. Ormai è ufficiale.
Bene, bravi, bis. Media e governo, a reti unificate, esultano. “L’Italia si rimette in moto”, è il “dato migliore dal 2010”: Gentiloni, è giusto riconoscerlo, mantiene qualche cautela (parlando infatti di “fase di crescita ma limitata”), ma in generale gli osservatori hanno reagito gridando vittoria.
E però. Chiunque abbia occhi per vedere non può che aggiungere qualcosa, a questo quadro idilliaco. Nessuno vuole fare il guastafeste, per carità, ma le cose vanno dette per come sono.
E allora diciamole: buona parte dell’entusiasmo deriva dal fatto che, solo lo scorso ottobre, l’esecutivo (all’epoca renziano: sic transit gloria mundi!) aveva stimato nel Def una crescita dello 0,8%. In un paio di mesi si sarebbe perciò verificato un (minuscolo) balzo in avanzi, di quelli che – in questo periodo di vacche magre – danno fiato alle trombe della propaganda. Ma questo piccolo miglioramento non basta a cancellare le tante ombre che si addensano intorno ai dati del nostro PIL, se appena mettiamo il naso fuori dai confini nazionali.
Basta dare un occhio ai nostri vicini per raffreddare gli entusiasmi: mentre il PIL della Germania decolla e raggiunge il top degli ultimi 5 anni (+1,9%), quello della Spagna (che sembrava la vittima designata della crisi) supera il 3%, e addirittura l’Irlanda fa segnare il +4,3%, portando il PIL europeo a una crescita media dell’1,9%, l’Italia raccoglie un risultato piuttosto misero: la nostra performance – che qualcuno ha trovato il coraggio di strombazzare – ci porta al penultimo posto in Europa. Appena prima della Grecia, il che (con tutto l’affetto e il rispetto per gli amici ellenici, ci mancherebbe) è tutto dire.
Non solo: con tutta probabilità, nel 2017 nessun altro tra i 28 partner UE vedrà il prodotto salire meno dell’1%. C’è l’ipotesi, seria, che l’Italia finisca in fondo alla classifica della crescita: un fatto per cui non servono altre parole.
La questione, in fondo è tutta qui. Per me è ovvio, ma è meglio ripeterlo: la crescita del Paese è del tutto insoddisfacente, ed è evidente che l’economia italiana non riparte. Il Governo ha sballato le sue previsioni iniziali (che vedevano un Pil nel 2016 in crescita del +1,2% ) e gli ultimi indicatori economici (fiducia dei consumatori in calo/vendite in stallo) dimostrano il fallimento delle politiche avviate dal Governo.
L’Italia è ormai il fanalino di coda d’Europa. Ma a qualcuno va bene così.
CR