La TV del sangue: la deriva horror dei telegiornali

TG horror

Una volta c’erano le notizie. I fatti, le riflessioni, le analisi. Oggi ci sono le cronache da brivido. Ve ne siete accorti anche voi? I telegiornali italiani si sono trasformati in una sorta di palcoscenico del terrore, un flusso incessante di omicidi, violenze , abusi, mattanze: sangue e dolore sono serviti quotidianamente, e a tutte le ore, con dovizia di particolari.

Dalla mattina presto fino all’ultima edizione della sera, gli spettatori vengono letteralmente sommersi da un’ondata di tragedie, con servizi confezionati per scioccare più che per informare. Un bombardamento che colpisce chiunque accenda la televisione, costringendo intere famiglie, bambini compresi, ad ascoltare notizie che non solo fanno paura, ma generano un senso crescente di insicurezza e ansia sociale.

Prendiamo il caso dell’edizione del TG di oggi. Il canale non importa particolarmente: tanto gli altri sono uguali. Conto totale: 18 minuti di notizie spaventose. A corollario qualche altro servizio, qualche cenno ad altri fatti, ma il fulcro dell’edizione è rappresentato da violenze e brutalità assortite. Valga per tutti come hanno descritto (con la bava alla bocca!) l’episodio di quella madre che, ucciso il feto, lo ha gettato nel water per poi farlo ritrovare in un tombino..

Per carità, il diritto all’informazione è sacrosanto. Ma ciò a cui stiamo assistendo è ben altro: è il trionfo del truculento, una pornografia della violenza mascherata da giornalismo. I TG inseguono l’audience, cavalcando l’emotività e lasciando da parte approfondimento, contestualizzazione e responsabilità.

Basta osservare il linguaggio utilizzato: toni sensazionalistici, titoli da film horror, immagini crude ripetute in loop, interviste strappalacrime a parenti e vicini, fino alla spettacolarizzazione del dolore umano. Una narrazione tossica che alimenta paura e desensibilizzazione.

A farne le spese sono gli spettatori, trattati come consumatori passivi di tragedie, senza alcun filtro o rispetto per la loro sensibilità. La TV entra nelle case senza chiedere permesso e racconta l’orrore in diretta, senza distinzione di fascia oraria o pubblico. Il danno psicologico per bambini e adolescenti è incalcolabile, e i genitori sono lasciati soli a gestire un impatto emotivo che spesso supera le loro possibilità.

Anticipiamo le solite polemiche da quattro soldi: no, non si tratta di censura, ma di responsabilità editoriale, di rispetto per chi guarda. E di un principio fondamentale: l’informazione deve servire a comprendere il mondo, non a renderlo più oscuro e spaventoso.

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