Nel consueto spazio di approfondimento quotidiano condotto da Lilli Gruber si stanno raggiungendo picchi davvero straordinari di assurdità.
Nel corso della puntata del 16/12 erano riuniti quelli che chiamo i tre porcellini: Saviano, Giannini e Gruber. Un trittico – ma con facce diverse – con le stesse idee, le stesse convinzioni, gli stessi avversari. Tre, insomma, che si danno ragione senza fine e non trovano mai mezza questione su cui dibattere: tanto, sono sempre d’accordo.
Mentre li ascoltavo distrattamente ripensavo al fatto che pochi, come loro, hanno contribuito in questi anni a creare il mito della sinistra che ha sempre ragione (anche se perde senza fine: anzi, forse proprio per questo). E quindi pochi, come loro, hanno portato voti alla destra: occupando in pianta stabile una quota significativa del palinsesto televisivo (Giannini ormai parla di qualsiasi cosa, Saviano come noto è ovunque, la Gruber è in TV da una vita), questo mostro – uno e trino – si porta una grande responsabilità rispetto all’idea di sinistra che, in Italia, si è costruita nel tempo. Un’idea diffusa nel Paese, e largamente contestata dalla gran parte della popolazione.
Le loro convinzioni, d’altra parte, hanno forma circolare: tendono sempre a tornare al punto di partenza. Se Saviano non parla di mafia è censura, se Giannini non ripete da mattina a sera le sue tirate anti-Meloni è bavaglio, se la Gruber non mantiene a vita uno spazio televisivo dedito al “sinistrismo ben temperato dall’Auditel” (la citazione non è mia) è in gioco la democrazia. Semplice, chiaro, ma assolutamente indigesto per gli italiani.
Mentre continuavano a parlare ho pensato: ma non è che programmi del genere portano voti alla Meloni? Non lo so ma di sicuro, finché questi signori continueranno a darsi ragione in diretta TV, niente potrà cambiare e la Meloni potrà dormire sonni tranquilli. Solo loro non lo capiscono. Ma non diteglielo: in ogni caso, non vi ascolteranno.