Una giornata dedicata alle eccellenze italiane.. Ma bisogna fare di più!


Lo avevamo anticipato, e così è andata: nella bellissima location di Palazzo Rospigliosi, a Roma, una giornata bellissima ha accompagnato la celebrazione dei territori, dei borghi, delle eccellenze locali italiane. Tra degustazioni, storie, tradizioni e testimonianze dirette, al centro di tutto c’è stata la voce di chi spesso non viene ascoltato, di chi spesso non parla proprio: i cittadini (tanti, ancora tantissimi) che risiedono nei piccoli Comuni italiani.

Scorrere i video, ascoltare i racconti, raccogliere le memorie di luoghi unici ma troppo spesso nascosti e ignorati dai media è stato – come le altre volte – un piacere straordinario. Soprattutto perché ha reso possibile toccare con mano la passione che questi uomini e queste donne mettono in campo per resistere a un a tendenza ultradecennale, spesso vissuta come un destino: lo spopolamento.

Già, perché da questi gioielli dispersi sull’intero territorio nazionale – da troppo tempo – la gente cerca di andar via. Poche opportunità, pochissimo lavoro, ancora meno servizi, difficoltà e spese crescenti hanno fatto desistere in tanti, spingendoli verso città affollate e impreparate ad accogliere flussi imponenti da campagna e montagna. Lo spopolamento galoppa alla faccia del PNRR, e per le aree interne del nostro Paese è diventato nel tempo un vero e proprio dramma.

Un vuoto a perdere per tutti. Perché, se il processo prosegue (e anzi s’intensifica, come molti prevedono), le conseguenze per l’intero (come va di moda dire ora) sistema-Paese saranno davvero negative. Tanto per fare un esempio: un lavorìo di manutenzione “spontanea” di fondamentale importanza, svolto per secoli nelle valli e nelle campagne da agricoltori e montanari, sta venendo definitivamente meno e, senza misure urgenti, sparirà quasi del tutto. Con effetti disastrosi, neanche a dirlo, in caso di eventi idrogeologici avversi: pensate agli argini dei fiumi, ai torrenti che non vengono più controllati, ai canali abbandonati a sé stessi..

Per tutte queste ragioni, consegnare i riconoscimenti che compongono il premio Piccolo Comune Amico 2024 è stato importante. Per raggiungere un obiettivo del genere serve un grande lavoro di squadra: grazie perciò ai professionisti e ai volontari che ci hanno lavorato, grazie alle amministrazioni che si dimostrano sempre più partecipative e disponibili, grazie a chi fa in modo che questa manifestazione si tenga (il premio è realizzato dall’Associazione in collaborazione con Coldiretti e con il sostegno di Aci, Anci, Enac, Intesa Sanpaolo, Fit, Poste Italiane, Touring Club, Autostrade per l’Italia, Symbola, Uncem) e a chi la sostiene, partecipando alle votazioni e sostenendo il proprio borgo d’origine.

Grazie, davvero. Ma il mio carattere – e così il dna del Codacons – è allergico alle celebrazioni agiografiche, agli auto-incensamenti, all’appagamento che spegne ogni sforzo. E perciò, non riesco a limitarmi al solito “bravi tutti“. Dovendo chiudere la diretta con una battuta, quindi, non ho potuto fare a meno di ricordare che “bisogna fare ancora di più“.

Bisogna fare di più per valorizzare i territori, bisogna fare di più per proteggere le produzioni tradizionali di qualità, bisogna fare di più per garantire servizi e possibilità a chi sceglie di vivere in un piccolo Comune italiano. E se dal governo non arriveranno – tanto per cambiare – buoni segnali, bisognerà fare ancora di più in autonomia.. Per chiedere, pretendere, protestare e tutelare in tutti i modi possibili l’identità di questi luoghi.

Per i diritti, si sa, bisogna essere disposti a battersi: e noi, una volta di più, siamo in prima fila.

 

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