Dall’Italia che censura le opinioni nessuna lezione di democrazia


Come accade in questi casi – un rituale complesso e lunghissimo di dichiarazioni, anticipazioni e messaggi incrociati di delegati, funzionari e manager degno di un trattato del Machiavelli o di un romanzo di Gabriel García Márquez – è stato l’amministratore delegato RAI Carlo Fuortes a mettere in discussione il destino di Bianca Berlinguer, che nella prossima stagione potrebbe non essere più alla guida di Cartabianca.

Le sue parole, da questo punto di vista, sono chiarissime e – considerati i precedenti – quasi lapidarie:

“Negli ultimi anni c’è stato un abuso dell’utilizzo del format del talk show nella televisione pubblica, ma non credo che il talk show sia la forma ideale per l’approfondimento giornalistico. Penso sia più adatto ai temi leggeri, all’intrattenimento”.

Carlo Fuortes, intervento alla Commissione di Vigilanza RAI

Si parla, è chiaro, proprio della Berlinguer. L’idea – che a quanto pare, ai piani alti di Piazza Mazzini coltivano da parecchio – è quella di sopprimere la sua trasmissione per sostituirla con una da affidare al giornalista radiofonico Giorgio Zanchini, attualmente – neanche a dirlo – molto più gradito ai vertici. Qualcuno le chiede di cambiare il format, qualcuno parla di censura, un coro di preoccupazione ha accolto la notizia ma a quanto pare nessuna marcia indietro: “Bianchina” non andrà più in onda dalla prossima stagione. Almeno, non in prima serata.

Ora: sarò franco come al solito, e dico da subito che non stravedo per la giornalista Berlinguer e la sua trasmissione, per una spasmodica ricerca di audience e anche per le diverse cadute di stile accatastate nel tempo. Non stravedo per lei ma sono d’accordo con l’idea che le posizioni diverse – anche se “radicali” – vadano ascoltate. E per questo resto contrario alla decisione di allontanarla.

Se una cosa infatti è criticare, come ho fatto e farò, un’altra è chiedere la censura di un programma. A pensarci è veramente assurdo: proprio mentre critichiamo Putin per i limiti enormi al diritto d’espressione in Russia, qui da noi siluriamo una giornalista “rea” di aver dato spazio.. A tutte le opinioni!

Eh già, perché il problema è (solo) questo: non gli ascolti (che sono in crescita), non la mancanza d’interesse del pubblico, ma – evidentemente, anche se conferme esplicite non ce ne sono – il contenuto recente del programma. E il contenuto del programma, in particolare, è rappresentato dal professor Orsini, portatore di tesi considerate troppo “eterodosse” e “laterali” per il servizio pubblico, fino a essere considerato “il megafono dei filorussi” da quelli che in questi giorni insistono con l’invio delle armi in Ucraina. Con buona pace del pluralismo e della libertà d’espressione.

Dicono che la regia dell’operazione sia di Mario Draghi, che ha evidentemente una certa idea di televisione pubblica e intende darle applicazione. La cosa non ci stupirebbe di certo: è abitudine dei Governi censurare le voci sgradite, a ogni latitudine e in ogni circostanza.

Niente di nuovo, dicono i realisti: è così che va il mondo. Va bene, ci sto: ma se davvero puniamo una giornalista per aver dato spazio a tutte le opinioni, mentre precipitiamo di 17 posizioni nel ranking sulla libertà di stampa, smettiamola almeno di sentirci migliori degli altri. Smettiamola almeno di pontificare, dare lezioni di democrazia a chicchessia e rimanercene sul pulpito a fare la predica: non ne abbiamo più il diritto.

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