Dacci oggi il nostro dazio quotidiano

Trump dazi

Come arci-noto e come ripetutamente anticipato dal tycoon che guida gli Stati Uniti (e li guiderà per anni..), le tasche dei contribuenti americani – quelli che Trump l’hanno in qualche modo costruito e portato lì dov’è – sono e saranno il principale riferimento della nuova presidenza. America first significa, quindi, innanzitutto una cosa: riequilibrare l’immane squilibrio della bilancia dei pagamenti USA, che per una vita hanno continuato a spendere e spandere ma che ora, improvvisamente, intendono ridurre il cronico, crescente disavanzo dei conti.

Tradotto, questo significa alcune cose: tagliare le spese “inutili” (cioè la spesa pubblico: quello di cui in questi mesi si occupa, entusiasticamente, Elon Musk), arraffare l’arraffabile e rientrare dall’investimento ove gli Stati Uniti hanno aperto i cordoni della borsa (vero, Ucraina?) e, soprattutto, imporre dazi all’ingresso di alcune merci particolarmente competitive e quindi capaci di sottrarre risorse e posti di lavoro agli omologhi a stelle e strisce (un esempio su tutti: le auto, un tempo cardine dell’industria pesante americana).

I tre pilastri della politica economica internazionale di Trump sono questi, e uno in particolare – i dazi – rischia di colpirci al cuore. Una raffica di rincari si abbatterà infatti sui consumatori italiani se scoppierà una guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa.

I dazi, infatti, sono quello che sembrano: imposte che hanno come unico effetto quello di danneggiare i consumatori finali, e di avvantaggiare i produttori locali a discapito di tutti gli altri. Pensare agli effetti di uno scontro commerciale tra le due sponde dell’Atlantico mette i brividi: gli acquisti italiani di beni USA hanno raggiunto quasi 26 miliardi nel 2024, e l’Italia vanta un export da 66 miliardi con l’altra sponda dell’Atlantico. Mica bruscolini..

I danni, in caso Trump passasse ai fatti anche nei nostri confronti, sarebbero quindi incalcolabili. Gli scenari possibili sono tanti, ma in base agli ultimi dati pubblicati datitralasciando il settore dell’industria – eventuali dazi imposti dall’Europa sulle importazioni dagli USA provocherebbero aumenti dei prezzi al dettaglio per beni di largo consumo come rossetti, cipria e numerosi cosmetici prodotti negli Stati Uniti e largamente utilizzati in Italia. Sarà più costoso bere succo d’arancia, mangiare riso e fumare prodotti da tabacco, e ad aumentare saranno anche snack e dolciumi vari, onnipresenti sugli scaffali dei supermercati italiani. A essere interessato dai rincari dei prezzi sarà anche il settore dell’abbigliamento, con aumenti per jeans, magliette, scarpe e intimo. Anche numerosi alcolici subiranno incrementi dei listini e proibitivo risulterà l’acquisto di automobili e moto prodotte negli Usa.

Tra i prodotti che l’Italia importa dagli Stati Uniti figurano infatti ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone, patate americane, salmone, noci, pompelmi, vaniglia, frumento, tabacco, cacao, cioccolato, succhi di agrumi, vodka, rum, whisky, bourbon, ma anche trattori, consolle, videogiochi, borse, portafogli, ricambi per biciclette, giochi per bambini, per non parlare di famosi Suv e dell’iconica moto Harley Davidson.

Scorrendo questa lista, ci si rende conto di cosa significherebbe, davvero, finire in rotta di collisione con Trump e soci. Forse per questo la Meloni, che non piacerà a tutti ma di sicuro è una donna scaltra, che sa capire dove tira il vento, si spende tanto nei rapporti – che alla sua base non piacciono affatto.. – con Washington. Dacci oggi il nostro dazio quotidiano, presidente Trump: a pagare, tanto, saranno i comuni cittadini..

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