Cosa paghi davvero in bolletta? Molto più della corrente

bolletta

È da anni che le bollette dell’energia elettrica non riflettono più il semplice consumo di chi le paga. Al contrario, sono diventate uno strumento di raccolta fondi mascherato, usato per finanziare tutt’altro. Un’anomalia che, a forza di ripetersi, non scandalizza più nessuno, ma che continua a pesare – e sempre di più – sulle tasche degli italiani.

L’ultimo allarme arriva da ARERA, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, che ha segnalato il rischio di nuovi aumenti in bolletta legati agli oneri di concessione da versare allo Stato. Oneri che i distributori riverserebbero direttamente sugli utenti finali. Un vero e proprio paradosso.

Una storia vecchia

La verità? Questa non è una novità. Da tempo, milioni di cittadini pagano bollette gonfiate da costi che nulla hanno a che vedere con l’energia. Come denunciamo da anni, attraverso gli oneri di sistema inseriti in bolletta si finanziano:

  • La dismissione delle centrali nucleari;
  • Le agevolazioni per il trasporto ferroviario;
  • La ricerca di sistema elettrico;
  • E altre voci del tutto scollegate dalla fornitura di energia elettrica.

Come dice qualcuno: “insomma, una varietà di voci da retribuire lautamente che ricalca vagamente lo schema delle accise sulla benzina“. Tutte queste spese, messe a carico dei cittadini attraverso la bolletta, aumentano artificialmente la spesa senza un nesso diretto con i servizi realmente fruiti.

Una distorsione normalizzata

Il vero scandalo è che ci stiamo abituando. Questo meccanismo distorto, che dovrebbe farci indignare, è ormai diventato normale. Da Aosta a Palermo si accetta che la bolletta dell’elettricità contenga voci indecifrabili, che servono a finanziare tutto tranne.. L’elettricità.

È ora che il Governo intervenga. L’introduzione di nuovi oneri per le concessioni sarebbe l’ennesimo abuso, un altro costo travestito da servizio. In assenza di un intervento concreto, ci riserviamo l’ipotesi di valutare ricorsi e azioni legali per fermare quest’ennesima forzatura ai danni dei consumatori. Ma insomma, speriamo davvero che non ce ne sia bisogno e che – per una volta – prevalga il buon senso.

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