Cari amici,
dopo gli Stati Uniti, il Messico, la Gran Bretagna, la Francia e l’Ungheria (ma non solo) anche l’Irlanda ha deciso di introdurre un’imposta sulle bevande zuccherate. A partire dall’anno prossimo i prodotti in questione dovrebbero essere tassati del 20%. Malgrado le proteste di molte aziende, rappresentate dall’Irish Beverage Council, il governo continua imperterrito il suo piano d’azione per contrastare l’obesità, specie quella infantile.
Una misura drastica di questo tipo può servire realmente a migliorare la salute, che che ne dicano alcune multinazionali, come la Coca Cola!
I dati lo confermano: tornando all’esempio irlandese, le bevande zuccherate prive di alcun valore nutrizionale vengono consumate dal 53% dei bambini di quattro anni e dal 75% di quelli compresi tra i cinque e i diciotto anni d’età.
Ovviamente le aziende produttrici, tirando acqua al proprio mulino, spostano abilmente il problema dichiarando che un aumento dei prezzi danneggia il consumatore. Cosa non del tutto vera, perché in Gran Bretagna il provvedimento colpisce le aziende produttrici.
Stupisce però anche la reazione di parte degli esperti attivi in ambito sanitario, che giudicano la tassazione sulle bibite contenenti zuccheri un gesto simbolico irrisorio, insufficiente a contrastare il fenomeno della cattiva alimentazione e dei rischi connessi. Sarà anche così, ma allora: non facciamo più nulla, se anche le iniziative positive vengono bocciate con un certo snobismo accademico!
Non è finita qui, perché oltre a posizioni vagamente e parzialmente sensate c’è anche chi sostiene che alzare i costi di bevande può indurre i consumatori ad acquistare più cibo spazzatura, cioè a comprare i prodotti esenti dalla tassa. Che è come dire: “non aumentate il costo delle sigarette altrimenti i fumatori passeranno ad altre sostanze”! Una logica delirante!
Come sempre, l’Italia arriva in ritardo sulla tabella di marcia. C’era stata una vaga proposta di aumentare di 3 centesimi il prezzo delle lattine, ma poi tutto è passato nel dimenticatoio.
Chiedo al Ministero della Salute di pronunciarsi al più presto. In un contesto europeo che sembra muoversi almeno su alcune questioni, come quella alimentare, verso soluzioni comuni e condivise, questo è uno dei casi in cui seguire Paesi come il Regno Unito può rappresentare davvero un punto di svolta.
A presto,
CR