La colpevolizzazione del maschio non serve a niente

maschio

La Torre di Babele di Augias – programma di per sé soporifero, in cui l’aria fritta la fa da padrone e ognuno dice un po’ tutto e il contrario di tutto – ha toccato il suo punto più basso nella puntata dedicata alla sessualità. In studio, tra gli altri, una certa Ruzzon – auto-nominata portatrice di una visione che, di questi tempi, va per la maggiore. Ella, infatti, a dispetto dell’età verdissima, sosteneva a spron battuto un’antica, anzi ormai vetusta concezione: quella del maschio predatore.

Ovvero l’idea secondo cui il maschio – tutti, nessuno escluso, oggi come nella Preistoria – non penserebbe in realtà che a dare la caccia alla femmina adolescente o comunque giovane (fino a farla cedere), non nutrirebbe altro desiderio che quello di concupire e conquistare. Ignorando, forse, che nel mondo di oggi accade anche – provoco: soprattutto? – il contrario: spesso infatti è la ragazza (adolescente o no) a dare la caccia al maschio, senza alcuna necessità per quest’ultimo di assaltare sessualmente alcunché.

Di quello che accade nella realtà, a quanto pare, non interessa – in queste sedi – granché: l’importante è monologare e darsi ragione. Ci si chiede, ascoltando pensosi e moralistici ragionamenti (poggiati su basi tanto friabili), dove abbiano casa i signori che frequentano questi salotti, se sulla Terra o su Marte; ci si chiede con chi parlino, visto che a quanto pare non s’imbattono mai in qualcosa – o qualcuno – capace di disturbare le loro concezioni.

Comunque sia, in qualche modo la giovane Ruzzon (e tanti come lei) non si accorgono del boom della chirurgia estetica precoce, delle protesi del seno come regalo dei 18 anni, dell’ossessione per il trucco (che diventa vera e propria malattia), della sempre più diffusa condivisione di foto intime già in adolescenza, di sugardaddy e compagnia cantante. O, se se ne accorgono, come nel gioco dell’oca tornano all’origine e danno la colpa al.. Maschio. Che ha pure (per carità) le sue responsabilità storiche, certo, che ha di sicuro edificato un sistema patriarcale, ma che insomma al giorno d’oggi non può mica rispondere in perfetta solitudine e da mattina a sera – neanche fosse l’unico accusato di un processo-farsa, concepito per “incastrarlo” – di tutto quello che non va dall’altra parte del fiume.

Ma a chi giova, alla fine, questa colpevolizzazione – ormai ripetuta ai quattro venti – del genere maschile, nella sua interezza e senza eccezioni? Che scopo ha una sistematica opera di distruzione di tutto quello che il maschile può aver apportato nel corso del tempo? Di sicuro, e di questo sono certo, non giova alla causa femminista; e probabilmente non serve proprio a niente. Scriveva infatti una grande e lucida femminista come Ida Magli, prendendo le distanze da certe mode attuali:

“Per quanto ammetterlo mi dispiaccia molto, devo riconoscere che il progresso economico, tecnologico e culturale, le invenzioni e le innovazioni, persino le rivoluzioni, le proteste e le ribellioni le hanno fatte, iniziate, compiute, dirette e organizzate sempre gli uomini: da loro è sempre venuto il cambiamento. Le donne non hanno mai inventato nulla. E ancora oggi non sono vettori né portatrici di alcuna spinta al mutamento né hanno un potenziale innovativo o rivoluzionario. Esse vogliono solo entrare a tutto campo nella società e nel mondo quale che sia senza farsi carico di alcun cambiamento sociale o etico. In questo mi hanno molto deluso“.

Aveva ragione la Magli, e ha torto la Ruzzon. Il fatto è che certe teorie, a dispetto dell’età di chi le diffonde e difende, hanno semplicemente fatto il loro tempo: non sono più efficaci per comprendere la realtà, che è mutata, è diventata più complessa e va letta con altri occhi. Andrebbero integrate con altri contributi, abbracciando la natura multiforme e varia del reale.

Certo, a volte l’uomo porta ancora le vesti di quel cacciatore ancestrale, a volte ancora mira (solo) a quel ritorno sessuale da parte della donna. Ma a volte, e questa è la novità, no. E – sorpresa, signori! – i ruoli possono capovolgersi: lo stesso, ma proprio lo stesso, può valere per la donna. Benvenuti nel mondo di oggi: capito, alla fine, che vuol dire parità?

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