Ci risiamo: per Parthenope di Paolo Sorrentino tanti applausi (quelli non si negano a nessuno..) ma nessun premio, e quindi di nuovo nessun riconoscimento per le produzioni italiane, neanche in occasione di questa settantasettesima edizione del Festival di Cannes.
Il tifo sfegatato e l’ottimismo dei media nazionali, che prendono queste rassegne come fossero i mondiali di calcio e sostengono i beniamini nazionali senza neanche prendersi il disturbo di guardare i loro film, si è rivelato del tutto fuori luogo. Hai voglia a girarci intorno, la questione è una e una sola: i registi italiani non ottengono mai un premio, e quindi – senza troppi giri di parole – non sanno fare il cinema come si deve.
Purtroppo per loro i giudici, evidentemente, di cinema ne capiscono e non amano i presuntuosi (al riguardo: incredibile il piglio tenuto dal regista, compiaciuto già all’arrivo nella kermesse, che ha snobbato esplicitamente il pubblico di Cannes). E anche in Italia qualche osservatore, più onesto, ha già recapitato una critica serrata all’opera di Sorrentino, mentre qualcun altro ha ammesso trattarsi di “uno dei titoli più deludenti del concorso“.
Mi prendo il merito di averne parlato anni fa, ai tempi de La Grande Bellezza. Scrivevo infatti:
Non ci resta che sperare che agli Oscar i giurati vengano abbagliati dagli splendidi luoghi mostrati nella pellicola e dalla fotografia del film, perché sul resto non farei molto affidamento. Purtroppo è da constatare il basso livello raggiunto dalla nostra filmografia: il mondo del cinema italiano è sempre più proteso ad incassare i pingui contributi statali, preferiti al plauso del pubblico e della critica, e ciò ha ripercussioni dirette sulla qualità delle pellicole. Non ci lamentiamo poi se sono sempre meno i cittadini che vanno al cinema, e se quelli che ci vanno scelgono solo film stranieri…
Sono passati anni, ma niente è davvero cambiato. Diciamo la verità, amici: i registi stranieri sono più interessanti, i loro film sono migliori. Fare i campanilisti, in fatto di arte, è un errore colossale: bisogna riconoscere la verità senza atteggiamenti provinciali.
Il nostro cinema è stato massacrato dall’irruzione del mercato, dall’involgarimento dei gusti del pubblico, da una montagna di soldi – prebende e mazzette incluse – da spartirsi. La scelta della qualità, in questo contesto, non paga: e i risultati, una volta di più, sono sotto gli occhi di tutti.