Leggendo l’ultima intervista della senatrice Segre, onestamente, mi sono ritrovato a pensare: ci vedo doppio io (e può darsi pure, visti i ritmi di lavoro) o ci sono 2 Segre sul pianeta Terra?

«Sono molto contenta che ci sia questa Commissione, perché mi sembra che io debba lasciare questa eredità morale: non parlare mai di odio e di vendetta e parlare d’amore […] I crimini d’odio nascono proprio con le parole».

Liliana Segre, presentazione dell’indagine conoscitiva della Commissione parlamentare sui reati d’odio

Ora, per carità: come sempre nulla da dire sulla vicenda umana, sull’esperienza esistenziale vissuta. Ci manca solo. Ma nondimeno, scorrendo queste dichiarazioni mi pare di vedere due Segre:

• Una che invita le influencer ormai alla frutta, use a linguaggi irrispettosi e aggressivi nei confronti dei fan ed ad apparire nude su Instagram e più in generale ovunque capiti, propagandiste involontarie di stili di vita diseducativi, a incidere sui giovani per convincerli a interessarsi alla Shoah;

• E un’altra, che vuole finalmente regolamentare i social, rendendoli un ambiente migliore per tutti.

Noi, purtroppo, ondate d’odio vere e proprie le abbiamo purtroppo subite sulla nostra pelle. Cito solamente le due cose più citabili (figurarsi le altre): Si meritano la pena di morte”, “Questa gente andrebbe picchiata in piazza”. Parole terribili, che nulla può mai giustificare. Perciò possiamo dirlo per esperienza: nella vita esistono direzioni incompatibili. Come si fa, d’altra parte, a ignorare chi risponde così a una fan – e a una contribuente, che magari paga il canone RAI – e che legittimamente non vuole vedere all’infinito sempre la stessa cosa in TV?

Regolamentare i social, impedire e bloccare insulti e minacce, è sacrosanto; ma regolamentare i social significa (anche) disporre il rispetto dell’immagine dei minori, o impedire una competizione sfrenata, tutta spostata sul piano del lusso, della ricchezza e e della seduzione, che non può che risultare distorcente e sbagliata come modello di riferimento per le giovani generazioni.

Lo avevamo già detto: bisogna decidere da che parte stare, una volta per tutte. O bisognerà indossare degli occhiali per non sforzare la vista, ché – si sa – puntare gli occhi in due direzioni diverse non fa bene per niente agli occhi. Almeno a chi non è strabico, certo.