Cecilia Sala dev’essere liberata, e al più presto: non c’è proprio alcun dubbio. Non si può ammettere che una giornalista finisca incarcerata senza accuse precise che giustifichino una misura così grave. Su questo non ci piove. La cosa importante ora è proprio questa: capire di cose è accusata, se le accuse – stando alla legge iraniana – hanno un qualche fondamento. E soprattutto risolvere il rebus che coinvolge gli Stati Uniti e l’ingegnere iraniano arrestato in Italia (un caso, per molti, collegato alla vicenda della giornalista).
Ma appunto, siccome sono allergico a ogni ipocrisia, a quanto detto – con cui ho aperto questa mia riflessione, a scanso di equivoci, visto il numero di professionisti del dito puntato in circolazione.. – devo aggiungere qualche parola su un caso che sta monopolizzando le cronache.
Non c’è alcun bisogno, infatti, per supportare le legittima richiesta di liberare la giornalista, di indugiare su particolari grotteschi e, in fin dei conti, davvero fuori posto. Che senso ha insistere ogni tre per due sul fatto che nella cella manchi il materasso, quando evidentemente il problema è molto più serio di una faccenda di letti e coperte per dormire?
Quando sono stato in Cina – leggasi: Repubblica Popolare Cinese – e pure frequentavo alberghi a quattro stelle, non c’erano materassi: si dormiva sulle stuoie. Non so quante celle in Iran – che non è certo la patria dei diritti del detenuto – abbiano materassi e quante no, ma tendo al pessimismo. Argomenti del genere possono avere qualche presa solo su una frangia di utenti europei, ma non certo spingere un Paese ad attuare questa o quella misura di scarcerazione. Di conseguenza, non è questo il punto su cui battere, per chi vuole vedere la Sala libera.
L’Iran, con l’abituale accusa di violare i diritti umani che accompagna ogni sua azione, non la rilascerà certo sull’onda di una debole polemica “di forma”. Se lo mettano in testa amici veri e presunti: per Cecilia Sala occorre trattare, e non solo con Teheran. Questo l’hanno capito anche i sassi, e nasconderlo rischia di costare caro a una giovane reporter. Lasciate stare coperte e materassi e – come chiede la famiglia – tappatevi la bocca, please.