La vicenda del rapimento di Cecilia Sala è finalmente conclusa, come avevamo sperato fin dall’inizio, anche grazie al silenzio e al lavoro silente delle istituzioni italiane. Ma il cretinismo dei nostri media quello no, non finisce mai: e allora dal momento della liberazione giù approfondimenti, reportage, fiumi di articoli sul rapimento, sulla prigionia, sul libro chiesto alle guardie carcerarie, sulla sigaretta atterrata a Roma e via narrando. Neanche parlassimo del primo e unico caso di rapimento al mondo.
Servizi mandati in onda ogni venti minuti, come fosse un martellamento ininterrotto, hanno scandagliato questi venti giorni al microscopio. Ogni anfratto della vita di questa giovane professionista è stato esplorato e dato in pasto al pubblico. E anche l’abbraccio con il fidanzato – sacrosanto, per carità, per i protagonisti – è stato coperto come un evento nazionale. Ma di che razza di giornalismo si tratta, viene da chiedersi, sfogliando la margherita dei TG e delle trasmissioni di approfondimento: siamo ancora nel campo della cronaca o siamo entrati in quello del gossip?
Noi siamo felici, e festeggiamo il ritorno di una giornalista perché non si può ammettere che si finisca in carcere senza accuse precise. E questo a Roma, a New York, a Teheram e a Bombay. Ma tutto il resto, abbiate pietà, risparmiatecelo: evitiamo di trasformare anche le questioni serie in faccende di cronaca rosa..