11 autori per quasi il 70% dei brani: la casta discografica esiste?

Sanremo

La casta” è il libro-inchiesta uscito nel 2007 – scritto da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo – che rivoluzionò il linguaggio stesso della discussione politica.

Ora questa parola ritorna e si parla di un’altra possibile casta, ma in un settore del tutto diverso: la musica. La pubblicazione dei nomi degli autori che hanno firmato i brani in gara al prossimo Festival di Sanremo 2025 ha fatto emergere l’elefante nella stanza: le anomalie portate a galla da diverse testate giornalistiche hanno infatti evidenziato un dato sorprendente solo per chi non si interessa di questi temi.

Non entriamo nel merito della qualità delle canzoni scelte da Carlo Conti, tema che – in questa sede – non c’interessa. Andando oltre, infatti, il dato che emerge in modo lampante è che quest’anno 11 autori firmano quasi il 70% dei brani in gara a Sanremo. Alcuni nomi: l’autrice Federica Abbate firma ben sette canzoni (quelle di Clara, Rose Villain, Serena Brancale, Sarah Toscano, Fedez, Emis Killa e Joan Thiele), Davide Simonetta cinque (Francesco Gabbani, Rocco Hunt, Achille Lauro, Elodie e Francesca Michielin). Quattro canzoni a testa per Jacopo Ettorre (Clara, Rkomi, Serena Brancale e Sarah Toscano), Davide Petrella (The Kolors, Elodie, Tony Effe e Gaia), e Nicola Lazzarin detto Cripo (Rose Villain, Serena Brancale, Fedez e Emis Killa).

Una sorta di oligopolio, una concentrazione eccessiva di brani nelle mani di pochi autori che rischia di dare vita ad una sorta di “casta discografica” – peraltro già denunciata di recente da altri artisti e anche da alcuni autori, evidentemente più intellettualmente onesti degli altri – a danno sia dei cantanti che non ne fanno parte (e che quindi hanno maggiore difficoltà a piazzarsi sul mercato e ad avere accesso al Festival di Sanremo), sia degli utenti (attraverso un appiattimento dello stile dei brani in gara: capito, ora, perché le canzoni suonano tutte uguali?). Senza contare i risvolti sul piano puramente concorrenziale (ad esempio per gli altri autori che hanno firmato canzoni escluse dal Festival) considerati i diritti d’autore incamerati da chi firma testi e musiche dei brani in gara a Sanremo. E non parliamo nemmeno del ridotto numero di major che prenderanno posto sul palco dell’Ariston.

Ecco perché abbiamo deciso di presentare un esposto all’Antitrust, affinché valuti la sussistenza di possibili anomalie o alterazioni del mercato derivanti da eventuali cartelli o situazioni anti-concorrenziali nel settore della discografia italiana. Noi, ancora una volta, il nostro l’abbiamo fatto: ora si indaghi su quella che appare come una casta discografica in grado di arrecare danno al settore, ai consumatori e agli stessi artisti.

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