Una vittoria contro l’airbag che esplode “come un’arma da fuoco”


Clamoroso a Torino: il Tribunale ha infatti accolto un’azione inibitoria firmata da tre associazioni (Codacons, Adusbef e Associazione Utenti dei Servizi Televisivi) sul richiamo di auto Citroën per problemi agli airbag.

Nello specifico, si è concentrato il focus sugli airbag Takata, l’azienda giapponese fallita nel 2017 che ha prodotto dispositivi difettosi a cui sono riconducibili 27 morti e oltre 400 feriti nei soli Stati Uniti. In questo caso, gli airbag sono installati principalmente sulle Citroën C3 e DS3 (prodotte tra il 2009 e il 2019): parliamo di circa 190mila esemplari circolanti in Italia. Veicoli a rischio visto che come ammesso da PSA Italia parte di Stellantis – l’attivazione di questi dispositivi “potrebbe risultare fatale per i passeggeri, poiché potrebbero esplodere con una forza eccessiva, causando il rischio di proiezione di frammenti metallici contro gli occupanti“.

Una possibilità, purtroppo, divenuta (drammatica) realtà: a Catanzaro nei mesi scorsi si è verificato un incidente stradale mortale che ha coinvolto Martina Guzzi, una giovane di 24 anni. Secondo la perizia dei consulenti incaricati dalla Procura, la causa della morte della ragazza sarebbe infatti riconducibile proprio a un “malfunzionamento del sistema di detonazione dell’airbag“; che, a seguito dell’urto, “proiettava ad alta energia cinetica un corpo metallico con modalità di urto e lesività assimilabili a ferita d’arma da fuoco“.

Per questo, è ancora più importante che il Tribunale di Torino (Presidente Silvia Vitrò, Relatore Stefano Demontis) abbia emesso un’ordinanza che “condanna GROUPE PSA ITALIA S.p.A. a cessare le condotte omissive poste in essere in pregiudizio dei clienti”, aggiornando le comunicazioni ai proprietari e offrendo vetture sostitutive o voucher per il car sharing entro sette giorni da una richiesta, oltre a fissare delle penali in caso di inadempimenti.

Una decisione, quella del Tribunale di Torino, che rappresenta una grande vittoria per tutti i consumatori italiani, e che sottolinea come la responsabilità sociale delle grandi imprese non sia solo nella qualità della produzione e nella vendita dei prodotti. Ma anche e in primis nell’intervenire immediatamente nel caso di criticità che mettono in grave pericolo la sicurezza e la salute degli utenti. Un obbligo morale assoluto, per evitare (altre) tragedie imperdonabili: capito, amici imprenditori?

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