Il film di Gianni Amelio è la Caporetto del cinema italiano


Viene da chiedersi chi sceglie i film da mandare poi ai festival come la prestigiosa Mostra del Cinema di Venezia. Perché questo Campo di Battaglia è davvero un film insulso, inutile, brutto. Per non dire: orribile. Un film che non realizzerà nemmeno un incasso di biglietti: se lo facesse sarebbe un inganno legato al nome del regista e al suo passato.

Nel film c’è un unico protagonista: la carneficina, descritta nei minimi dettagli, relativa alla Grande Guerra. Il macello di uomini, la mattanza. Un frullato di crudeltà, violenza, morte in sé stessa: gran parte del film è un godere di immagini lugubri e scure, godere del cadaverizzare l’umanità, godere dei morti a grappoli, delle fucilazioni pubbliche, dell’orrore.

Detto della penosa recitazione della protagonista femminile (un consiglio: farebbe bene a cambiare mestiere), guardando il film mi sono trovato a pensare: perchè, qui e ora, proporre una cosa del genere? Forse perché si teme che l’Italia possa entrare in guerra – intervenire direttamente nei vari conflitti in giro per il mondo – e si vuole spaventare la popolazione? Oppure si intende ricordare qualcosa di ormai estraneo alla memoria degli italiani viventi, visto che gli adulti dell’epoca sono ormai tutti morti? Oppure ancora l’obiettivo sono i giovani delle scuole, così da mostrar loro – e non c’è dubbio che nel film le vedano tutte – le brutture della guerra?

Chissà. Rimane il fatto che l’opera di Gianni Amelio, nel suo insieme, non tiene. Anzi, è una pellicola inutile, incomprensibile, noiosa: non solo perchè pretende di essere a metà tra film storico e film etico, ma anche perché costringe lo spettatore a delle peripezie logiche, a delle capriole narrative, davvero spericolate. Un esempio su tutti, la differenza di visione della professione medica che emerge tra i due protagonisti: un grottesco conflitto (tra un medico che taglia le braccia ai soldati per farli tornare a casa e un altro che rispedisce al fronte anche quelli ridotti peggio) tra due figure che non reggono. Ambedue, infatti, sono del tutto fuori dal mondo: e rimane il mistero su questo dualismo assolutamente inverosimile, introdotto non si sa a quale scopo.

Il culmine dell’insulsaggine sta nel fatto che forse Amelio intendeva trattare il tema dell’omosessualità maschile, accennando ad alcuni rapporti semi-amorosi e affettuosi tra i due medici, ma lo ha fatto così in ritardo, così approssimativamente e così in modo invisibile che il fallimento è stato assoluto anche con riferimento a questa tematica. Tematica che, magari, avrebbe invece potuto sollecitare un minimo di interesse negli spettatori.

E invece, cari amici, non è andata così. E allora giusto essere onesti e comlpletare la stroncatura: se un film del genere va a finire a Venezia siamo già alla Caporetto del cinema italiano. Non voglio neanche pensare alla possibilità che possa vincere: sarebbe una disfatta vera e propria, senza precedenti, per le possibilità dell’Italia nel campo della cinematografia internazionale.

 

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