Briciole di case

Cari amici,

tutti ricorderete il tragico terremoto che il 6 aprile del 2009 colpì L’Aquila e i comuni vicini. 309 vittime,1.500 feriti, 60mila sfollati e danni per oltre 10 miliardi di euro: una vera catastrofe che mise in ginocchio non solo l’Abruzzo, ma l’intero Paese.

I tentativi di riparare ai disastri provocati dal sisma furono immediati: in un “lampo”, l’allora Premier Silvio Berlusconi diede il via al progetto “new town” che prevedeva la costruzione di ben 4.500 abitazioni antisismiche eco-compatibili che avrebbero ridonato una vita normale a 16.000 aquilani e che avrebbero resistito ad un nuovo, eventuale sisma.

Tralasciando il fatto che sull’opportunità di spostare i cittadini fuori dalla città storica, condannandola all’abbandono, si potrebbe discutere, a distanza di poco più di 5 anni sono emerse tutte le falle e le storture di quel progetto tanto decantato e pubblicizzato. Oltre al danno, anche la beffa! Nel settembre del 2014, infatti, i balconi di una palazzina di Cese di Preturo, paesino in provincia de L’Aquila, si sono letteralmente sbriciolati “per difetti di costruzione e utilizzo di materiale scadente”.

La palazzina è stata immediatamente dichiarata inagibile perchè, come sottolineò il Corpo Forestale dello Stato, si trattava di “una situazione di grave criticità del sistema strutturale dell’edificio”.

Ieri, dopo oltre un anno di accertamenti e consulenze tecniche, la Procura della Repubblica dell’Aquila ha chiuso le indagini preliminari: 37 sono gli indagati per crollo colposo, truffa in pubbliche forniture e una serie di falsi. Secondo la Procura, gli indagati avrebbero, infatti, falsificato i certificati di collaudo, usato materiali scadenti, approfittato dell’emergenza e delle necessità degli sfollati per mettere le mani su oltre 18 milioni di euro.

Che strano: delle “new town” all’epoca erano tutti contenti, ma ora nessuno ne parla.

Noi del Codacons, invece, questa storia l’abbiamo presa sin da subito a cuore, perchè i cittadini de L’Aquila meritano che si vada fino in fondo e che si accerti la realtà dei fatti: se qualcuno ha speculato sull’emergenza, in una città già provata, è giusto che paghi!

A presto,

Carlo

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