Cosa hanno fatto i servizi sociali per tutelare Aurora?

Aurora

Arrivano novità (clamorose) sulla vicenda di Aurora, la 13enne morta venerdì 25 ottobre cadendo dal suo palazzo: un episodio tristissimo e tutto da chiarire, visto che il 15enne fidanzato ha dichiarato che la ragazza si sarebbe suicidata, lanciandosi dal terrazzo. Una versione alla quale né la famiglia né gli amici di Aurora credono, mentre proseguono le indagini degli inquirenti.

Nelle scorse ore i carabinieri di Piacenza, coordinati dalla Procura per i minorenni di Bologna, hanno fermato il giovane (indagato a piede libero per omicidio volontario) per trasferirlo in un carcere minorile.

La dinamica dei fatti sarà chiarita più avanti, ma intanto c’è già molto su cui ragionare. In primis, è evidente il flop completo dei servizi di assistenza e ascolto, tanto strombazzati quanto inconsistenti: a quanto pare, nel corso del tempo, c’erano già stati segnali allarmanti nel comportamento del ragazzo, tanto che la madre di Aurora avrebbe riferito ai carabinieri che pochi giorni prima la figlia aveva segnalato ai servizi sociali i tratti ossessivi e possessivi messi in mostra dal coetaneo. La ragazza, a quanto pare, aveva riferito delle difficoltà di interrompere la relazione – timorosa della reazione del giovane.

I dettagli di questa forma di controllo e prevaricazione – Aurora ha raccontato violenze e insulti, ha parlato della gelosia possessiva del partner, che arrivava a strapparle il cellulare dalle mani se la vedeva telefonare – avrebbero dovuto scatenare un’attivazione immediata di tutti i sistemi e le procedure previsti. Di quei meccanismi, cioè, introdotti da tempo di fronte a questi segnali per evitare altre tragedie. Invece, a quanto pare, nulla: i giorni sono trascorsi senza interventi di sorta, fino all’epilogo che conosciamo.

Dirimente ora – per ricostruire con certezza l’accaduto – sarà l’autopsia. La ricostruzione dei fatti dirà con chiarezza cosa è successo, e confermerà – o meno – l’accusa al ragazzo. Ma intanto, in attesa di chiarimenti, un fatto è certo: bisogna fare chiarezza sulle possibili responsabilità dei servizi sociali e di assistenza, ponendo fine – una volta per tutte – a un sistema di deleghe incrociate, passaggi di mano, scaricabarile ormai diffuso in mezza Italia.

L’impressione, infatti, è di una generale irresponsabilità: finché in questi casi nessuno risponderà delle proprie omissioni, dei propri mancati interventi, dei propri errori, nulla cambierà mai. Per questo non è affatto secondario, in questa storia, capire chi abbia fatto cosa dopo l’allarme della ragazza: accertare l’iter seguito da chi ha raccolto la segnalazione, cosa sia stato fatto per tutelare Aurora e si ci siano stati ritardi o omissioni che abbiano in qualche modo contribuito a determinarne la morte.

Troppo spesso in Italia, dopo tragedie di questo tipo, si scopre che le vittime avevano già denunciato i propri aggressori e chiesto di essere tutelate, non ricevendo però alcun aiuto. Una lavata di mani generale disonora i funzionari coinvolti e che danneggia, ovviamente, solo chi segnala: privata di supporto, lasciata sola di fronte al pericolo, la vittima perde anche la speranza di poter ricevere un aiuto e fatalmente diventa più vulnerabile.

Per tutte queste ragioni abbiamo inviato una denuncia alla Procura minorile, chiedendo di estendere le indagini ai servizi sociali e a tutti i soggetti pubblici coinvolti, così da accertare eventuali responsabilità degli organi preposti a tutelare chi denuncia violenze. Vedremo cosa emergerà. Ma certo, se dovesse essere confermata una sostanziale passività dei servizi sociali, una domanda sarebbe inevitabile: che senso ha spingere da mattina a sera le vittime a denunciare, se poi le segnalazioni cadono nel vuoto?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *